Il GP d'Azerbaijan ha visto vincere Sergio Perez su Red Bull, eppure il karma pare aver favorito Max Verstappen ancora leader della classifica

Durante il GP d’Azerbaijan di F1 si è sentito riecheggiare il conciso team radio di Fernando Alonso durante il GP d’Italia del 2017. “KARMA”. Commentava così lo sciamano di Oviedo, in un tono di voce risoluto e soddisfatto, il pessimo comportamento di Joylon Palmer che, su Renault, venne penalizzato di 5 secondi per non aver restituito la posizione al pilota spagnolo dopo il taglio alla Variante della Roggia. Oggi, coincidenze a parte, quel karma pare essersi nuovamente ripresentato durante la sesta gara della 71esima stagione di F1, ma questa volta ha avuto come protagonisti Max Verstappen e Lewis Hamilton.

La risolutezza del Karma durante il GP d’Azerbaijan

Verstappen, Perez ed Hamilton. Il podio finale della sesta gara del campionato sembrava già deciso, ma qualcosa è andato storto per la Red Bull che non ha potuto godere di una doppietta che ormai si fa attendere dal 2016, ultima avvenuta in Malesia quando Daniel Ricciardo e Max Verstappen portavano a casa un ghiotto risultato per la squadra del Toro. La diciottesima doppietta Red Bull era a portata di mano, mancavano solamente 4 giri ed in meno di 24,12 km gli uomini di Milton Keynes avrebbero festeggiato un distacco notevole nella classifica piloti e, soprattutto, in quella costruttori grazie ad una Mercedes che si è vestita di una performance nera, proprio come la sua livrea.

Eppure, i sereni epiloghi esistono solo nelle favole, questo è risaputo. Durante il 47/51 giri, più un sentore di allarme proveniente dall’incidente di Lance Stroll, sul rettilineo di Baku la regia internazionale mostra una Red Bull schiantata al lato destro del lungo rettilineo cittadino di Baku, immobile e distrutta. È la numero 33 di Max Verstappen. Lui che in quel momento, ad un passo dalla vittoria del GP era a +13 punti di vantaggio sulla classifica mondiale nei confronti del rivale Lewis Hamilton, si è visto svanire ogni possibilità di riscatto nel giro di pochi secondi.

Sembrava tutto risolto per l’audace Lewis Hamilton. Il 7 volte campione del mondo assaporava già la risalita al vertice della classifica considerato che, a pochi giri dalla fine, la sua seconda posizione gli avrebbe permesso di volare a quota 119 punti, ben 14 punti di vantaggio da un agguerrito Mad Max che quest’anno proprio non dà pace al Re Nero. Ma, come già detto in precedenza, gli happy ending noi li lasciamo alle favole. Dopo una lunga ed interminabile bandiera rossa, la gara riprende dalla griglia: Perez è primo ed al suo fianco parte Lewis Hamilton che sa bene di avere le carte in regola per raggiungere la prima posizione, e la vittoria, nei pochi giri che rimangono per concludere la gara in terra azera.

GP Azerbaijan F1 Lewis Hamilton Mercedes
L’errore di Lewis Hamilton durante la ripartenza del GP d’Azerbaijan – Photo Credit: Lewis Hamilton Twitter Account

La W12 di Hamilton è più veloce sul dritto rispetto la RB16B, e sarebbe proprio lì che Hamilton andrebbe a sfruttare ogni cavallo per mettere la parola “fine” ad una gara interminabile. Accade però che anche gli invincibili possono sbagliare e, proprio come accaduto in fotocopia a Sebastian Vettel nel 2018, nello stesso punto Lewis finisce lungo in Curva Uno bloccando entrambe le ruote anteriori. Tutto da rifare. Colpo in canna sprecato per l’anglo-caraibico vittoria per Perez e le distanze in classifica rimangono invariate: Max Verstappen primo a quota 105 ed Hamilton che insegue distanziato da sole 4 lunghezze.

Notate la sottigliezza di questo evento accaduto durante il GP di Azerbaijan? È proprio qui che è entrato in gioco il karma: quando l’epilogo sembrava già deciso in favore di Lewis Hamilton, ecco che tutto torna esattamente come prima. La dea bendata ha favorito prima uno dei campioni al vertice per poi ingannarlo ed aiutare quello che, secondo lei, può essere il degno pretendente al titolo mondiale. Tutto è rimasto invariato al vertice e questo è un buon segno per gli uomini del Toro. Nulla è perso, tutto è ancora da decidere.

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Raffaello Caruso

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