L'Arabia Saudita è pronta a dialogare con la F1 in merito alla questione dei diritti umani in vista del GP di fine anno a Jeddah.

Dallo scorso anno in particolare la F1 ha preso a cuore una serie di situazioni particolari e spesso sottovalutate; discriminazione, razzismo, diritti civili e minoranze, sono solo alcuni degli argomenti che il Circus ha deciso di affrontare portando il messaggio #WeRaceAsOne. La forte lotta che la F1 ha deciso di affrontare è spesso però in contrasto con ciò che davvero è padrone di questo mondo, i soldi. L’ultimo “scivolone” della F1 riguarda infatti la decisione di andare a correre a Jeddah, in Arabia Saudita, luogo in cui i diritti umani non sono proprio al centro della vita. Gli organizzatori del GP hanno però aperto un dialogo con piloti e team che si sono mostrati preoccupati per tale situazione.

Diritti umani: Arabia Saudita pronta a rassicurare la F1

Dieci anni di accordo. Questa la durata di tempo minima in cui l’Arabia Saudita farà parte del calendario di F1. Un accordo che è risuonato strano, quasi ridicolo dopo le molte parole spese in favore dei diritti umani; lo slogan #WeRaceAsOne portato in giro dal Circus è apparso quasi vuoto e privo di significato dopo l’annuncio del GP che si terrà a Jeddah alla fine dell’anno.

Repressione dei diritti umani, carcere per chi difende quelli delle donne, silenzio per gli oppositori politici. Queste alcune delle voci atroci stilate dal rapporto di Amnesty International sulla situazione che si vive in Arabia Saudita. Azioni da cui lo sport dice di separarsi, ma che i fatti sembrano smentire. Per rassicurare il paddock di F1, il principe Khalid Bin Sultan Al Faisal, anche promotore del GP e presidente delle Federazioni automobilistica e motociclistica, ha dichiarato di voler dialogare con tutti in vista della gara a Jeddah.

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Lewis Hamilton e Stefano Domenicali – Photo Credit: F1 Official twitter Account

A Silverstone ho incontrato diversi piloti; non farò i nomi, ma tra questi non c’era Lewis Hamilton. Ho affrontato le loro preoccupazioni e ho parlato con loro apertamente. Ho detto loro che da parte mia non avrebbero ricevuto alcun tipo di informazione, ma che avrebbero potuto giudicare da soli. Potrei dire qualsiasi cosa sul mio paese; ma è meglio venire di persona e incontrare la gente del posto, in modo da farsi un’opinione personale. Possono anche chiedere a chi è stato qui per la Formula E o per la Dakar. Noi siamo fiduciosi sui nostri progressi e non abbiamo problemi a discuterne; inoltre mi piacerebbe parlare anche con Lewis o con i media, da persona normale.

Khalid Bin Sultan Al Faisal

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Chiara Zambelli

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