Schumacher Lapo Elkann
È online Schumacher, docu-film Netflix sulla carriera di una leggenda. Un racconto in equilibrio tra il Michael pubblico e quello privato

È disponibile dal 15 settembre sulla piattaforma streaming Schumacher, docu-film Netflix che ripercorre la carriera del sette volte campione del mondo, aprendo un velo sulla sua intimità, sull’uomo che si nascondeva oltre il pilota. Il documentario, il primo ad essere stato approvato dalla famiglia, ci mostra lo Schumacher professionista, ossessionato dalla perfezione, e il Michael marito, padre ed amico. Piacerà agli appassionati di F1 e a chi il mito di Schumacher l’ha vissuto. Ma lo amerà anche chi non si nutre di F1, perché è un racconto emozionante e commovente, intimo e, a tratti, doloroso di un grande campione.

Schumacher: Netflix fa centro con un docu-film appassionante ed intimo

Michael Schumacher si immerge con l’attrezzatura da sub nelle acque cristalline di una località che non conosciamo. Colori vividi, animali esotici. Stacco. È buio, capiamo di trovarci dentro l’abitacolo della Ferrari di Michael quando il musetto della Rossa fa capolino all’uscita del tunnel di Montecarlo. Lo seguiamo per un intero giro di pista, nel circuito più iconico, mentre la sua voce in sottofondo spiega il rapporto, quasi di simbiosi, con la macchina. Sono le immagini, potenti ed evocative, che aprono il documentario Schumacher, rilasciato il 15 settembre da Netflix. Ed è subito chiaro come la regista, Vanessa Nöcker, abbia voluto costruire un racconto in equilibrio, in maniera armonica e senza forzature, tra il Michael pubblico e quello privato. Il film ripercorre la carriera del sette volte campione del mondo partendo dalle testimonianze di famigliari, amici e colleghi.

Attraverso immagini di repertorio, tra cui molte inedite, vediamo uno Schumacher bambino che gareggia con kart ricavati da materiali di scarto, il primo incontro in pista con Mika Hakkinen, entrambi appena quattordicenni. E poi, l’esordio in F1, su una Jordan, nel 1991. L’approdo in Benetton nel ’92 e la prima vittoria, a Spa, a 23 anni. C’è il racconto, attraverso le parole di Flavio Briatore, dei due mondiali vinti insieme. Tra le pieghe della storia, troviamo il Michael privato, il suo non voler essere star, il difficile rapporto con i giornalisti e i fotografi. Lo descrive bene la moglie Corinna che parla di un uomo profondamente timido, riservato, un po’ diffidente. Timidezza e riservatezza che, per chi non lo conosceva, potevano essere scambiati per arroganza.

Schumacher: la Ferrari e la nascita della leggenda

Nel 1996, con due titoli in bacheca, Schumacher approda a Maranello. Il passaggio in Ferrari è raccontato da Jean Todt e Luca Cordero di Montezemolo. A quei tempi la Rossa navigava in cattive acque, la macchina – parola di Irvine – era un disastro. Michael avrebbe potuto scegliere di rimanere in Benetton o andare in McLaren. Invece scelse di abbracciare la sfida più difficile: far risorgere una Ferrari che non vinceva da tanto, troppo, tempo. Ci riuscirà, ma solo dopo cinque anni, a dimostrazione che un ciclo vincente non si costruisce dall’oggi al domani. Quello che il pubblico non sa, e che il documentario mostra senza filtri, è tutta la frustrazione, l’ansia del team e del pilota per un risultato che non arrivava.

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Schumacher a Suzuka nel 2000 – Photo Credit: Michael Schumacher Twitter Official Account

Emerge ancora una volta dalle parole della moglie che racconta del difficile inverno del 1997 quando, dopo aver perso il mondiale nel discusso finale con Jacques Villeneuve, Michael si rifugia per sei settimane in uno chalet in Norvegia con tutta la famiglia. L’insicurezza fa capolino, ma è imperativo per lui che nessuno in squadra se ne accorga. Seguono i mondiali persi nel 1998 e nel ’99 contro Hakkinen. Lo sconforto è tanto: in un contributo Todt confessa che si iniziava a dubitare sia del team che del pilota. E finalmente, eccolo, il 2000. Il docu-film, grazie ad un sapiente uso del montaggio, ricrea le sensazioni di Suzuka e del primo mondiale vinto con la Ferrari. Lo spettatore sa come finirà la gara, ma è come se la vivesse per la prima volta: l’emozione è la stessa, i brividi anche. Da lì in poi, è un trionfo, con cinque titoli di fila vinti e un amore sconfinato dei tifosi verso un pilota che, pian piano, diventa leggenda.

Schumacher: Netflix racconta il Michael segreto di Corinna, Gina e Mick

Chi nel docu-film Netflix cerca il pettegolezzo, la chiacchera, le speculazioni sull’attuale stato di salute di Schumacher rimarrà deluso. Più della metà del racconto è dedicata alla carriera di Michael, ai mondiali con la Ferrari, il ritiro e il breve rientro con la Mercedes prima dell’addio definitivo alle corse. L’uomo oltre il pilota emerge tra le righe dalle parole di Jean Todt e soprattutto di Corinna, vera protagonista del film: una coppia solida, che si protegge a vicenda. Un padre amorevole che gioca con i figli e, tratto inedito ai più, un uomo che ama divertirsi, il primo ad arrivare alle feste e l’ultimo ad andarsene. C’è poi lo Schumacher pilota, che conosce i meccanici uno per uno e di cui i meccanici si fidano al 100%, perché lavora con loro fino a notte fonda. C’è tutta la dedizione di un professionista che voleva essere il migliore, sempre.

Michael Schumacher e la moglie Corinna – Photo Credit: f1.com

E, solo alla fine del racconto, c’è spazio alle interviste a Gina Maria e Mick. Colpiscono soprattutto le parole del figlio, pilota di F1 anche lui, che si dice disposto a rinunciare a tutto per parlare con il padre ancora una volta. E quelle della moglie che, pur mantenendo un muro di riservatezza su come vive il campione ora, parla di un Michael diverso, ma che c’è sempre. Il documentario ha il pregio di trattare con grande empatia il materiale messo a disposizione dalla famiglia, mantenendo un equilibrio delicato tra il lato professionale e quello umano del campione, descritto attraverso i trionfi ma anche le cadute e i momenti bui.

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Rosanna Greco

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