Lewis Hamilton razzismo
Lewis Hamilton si confessa e parla del suo debutto in F1: "Io vittima di razzismo, i primi anni in F1 non ero felice"

In una lunga ed intima intervista al Wall Street Journal, Lewis Hamilton ha confessato di essere stato vittima di episodi di razzismo al suo debutto in F1. Il sette volte campione del mondo, ancora oggi primo ed unico pilota di colore del Circus, ha ricordato come i primi anni siano stati difficili e particolarmente infelici. Un dolore e una sofferenza che hanno portato Lewis, nell’ultima fase della sua carriera, ad abbracciare diverse cause a sostegno dei diritti civili e dell’uguaglianza e contro tutte le forme di razzismo e discriminazione.

Lewis Hmailton: “Vittima di razzismo al mio debutto in F1, ma allora nessuno diceva niente”

Probabilmente in pochi ricorderanno quelle immagini, ma Hamilton di certo non le ha dimenticate. Era il 2008, Lewis era al suo secondo anno in F1 dopo aver debuttato la stagione precedente, e al circuito del Montmelò un gruppo di tifosi si presentò con la faccia dipinta di nero e delle magliette con la scritta “famiglia di Lewis”. Un gravissimo episodio di razzismo su cui nessuno ebbe da ridire, non una protesta né una parola di condanna.

Lewis Hamilton razzismo
I piloti di F1 contro il razzismo – Photo Credit: Lewis Hamilton Official Twitter Account

Ricordo i primi anni in cui correvo e ho sperimentato il razzismo sulla mia pelle, da parte di questo pubblico e nessuno diceva niente – ha ricordato Hamilton in un’intervista al Wall Street Journal – Io non ero felice, Avevo realizzato il mio sogno, ma non ero io, non potevo essere io, e non avevo fiducia in me stesso allora, quindi ho semplicemente tenuto la bocca chiusa. Reprimiamo così tante cose che non ci rendiamo conto del dolore che proviamo

La svolta attivista di Hamilton dopo il caso di George Floyd

C’è un episodio che costituisce un vero e proprio spartiacque nella vita di Lewis Hamilton. Parliamo della morte di George Floyd, il giovane afroamericano ucciso nel 2020 per mano di alcuni poliziotti di Minneapolis. Da allora Hamilton non è più stato solo il pilota di F1, l’icona sportiva glamour e appassionato di moda. Lewis diventa un attivista del movimento Black lives matter, ottiene che per tutta la stagione 2020 e poi anche per quella successiva la sua Mercedes abbia una livrea nera. Ci mette la faccia e pure i soldi quando crea la fondazione Mission 44, pensata per favorire, tra le altre cose, il progresso scolastico di giovani talenti che vogliono lavorare nel motorsport. Ambito in cui, ricordiamolo, la presenza di personale di colore è ancora molto ridotta:

Durante il mio 14º o 15º anno – ha aggiunto – stavo guardando le foto della festa della squadra e mi sono reso conto che le squadre sono ancora completamente composte da persone bianche, ci sono pochissime persone di colore e mi sono chiesto come mai ciò potesse accadere dopo che sono stato qui così a lungo. Poi tutto quello che è successo dopo la morte di George mi ha colpito duramente. Non potevo credere che tanta gente fosse ancora in silenzio per quello che era successo. Quindi ora sono disposto a rischiare sia il mio lavoro che la mia reputazione, non mi interessa. Voglio che la comunità nera sappia che li ascolto e che sono con loro

Ascolta PaddockGP!

Non dimenticare di ascoltare l’ultima puntata di PaddockGP. Durante l’episodio numero undici, abbiamo commentato, assieme al nostro ospite d’eccezione Luca Dal Monte, tutto quello che è successo durante il weekend del GP degli Stati Uniti.

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Rosanna Greco

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