Mercedes F1
Dopo un inizio stagione in F1 piuttosto opaco, Mercedes ha dimostrato una forza e un rendimento unici, grazie anche alle sue figure chiave.

La Mercedes è stata accantonata in F1. A inizio stagione. Come un giocattolo vecchio che aveva fatto divertire e che ha stufato. Si gridava alla disfatta, con questa nuova era di macchine, ed il congelamento delle power unit. La tedesca in difficoltà, per una volta, dopo il dominio assoluto dell’era turbo-ibrida dal 2014 al 2020.

Mercedes: dimostrazione di vero impegno e tenacia in F1

Ecco che invece, è proprio nella capacità di invertire la tendenza nelle difficoltà di quest’anno che il team Mercedes riconferma una solidità, una forza, una coesione che altre squadre non hanno. È riuscita nelle ultime gare a dimostrarsi affidabile, costante, e, perché no, anche fortunata nel raccogliere ogni briciola che gli altri team si sono fatti sfuggire. Ha macinato podi su podi ad un ritmo disarmante, troppo regolare perché fossero da considerare solo coincidenze. Perché in Mercedes non sanno come perdere ma sanno fin troppo bene come si vince.

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Lewis Hamilton, il re che non molla la corona

Il merito non può che ricadere, oltre che sugli sforzi tecnici del team, su di lui. Al trecentesimo GP settimana scorsa, in Francia, protetto da quel numero tondo come un mantello, Hamilton ribadisce anche a quelli che lo davano per disperso che non se n’è mai realmente andato. Il suo è stato un trend solidamente in salita, dopo il primo fortunato podio del Bahrein ed il successivo decimo posto a Jeddah. Le hanno dette tutte, su di lui: che si fosse stufato, dopo l’anno più traumatico della sua carriera; che forse, semplicemente, avesse perso lo smalto contro uno più giovane e più tosto come George Russell.

Mercedes Lewis Hamilton
Photo Credit: Mercedes AMG Petronas F1 Twitter

E lentamente, Lewis li ha smentiti tutti. Perché lui è lì, pronto a braccare appena fiuta il sangue di chi, al momento, è più competitivo di lui. È così che hanno cominciato ad arrivare i podi: il punto di svolta, in Canada, poi Silverstone, l’Austria, la Francia e l’Ungheria. È un connubio perfetto, quello tra l’inglese ed il motorista tedesco. Perché Lewis Hamilton non è uno che molla, non l’ha mai fatto. Anche in una Formula 1 sempre nuova e più giovane, anche con un compagno che spera di fregargli il trono, lui rimane una costante. 

George Russell, l’astro nascente con tutto da dimostrare

Lewis Hamilton ammira George Russell. L’ha detto più volte: gli piace il suo talento, la calma, il carisma puramente british. Gli piace come possono piacere ad uno come lui gli avversari tanto tosti che alla fine, spietato come sei, vuoi sempre e solo battere. Spera di vederlo campione del mondo, un giorno o l’altro, ma che questo giorno sia ancora abbastanza lontano da non doverlo preoccupare più di tanto. Circolano voci che vedrebbero George e Lewis rivali e separati in casa nel box, senza condividere dati e telemetria. Altro che mentore, altro che compagno. Ed è proprio qui che il team Mercedes ha una forza, una fame che gli altri non hanno, perché per quanto possa aver già vinto è sempre più affamata di vittorie. Sa come andarsele a prendere con Lewis Hamilton, e in George Russell trova un ragazzo che ha ancora tutto da dimostrare.

Mercedes F1 George Russell Lewis Hamilton
Photo Credit: Mercedes AMG Petronas F1 Twitter

George, infatti, ha dovuto aspettare più di tutti di arrivare in un top team. Più di Charles Leclerc, più di Lando Norris, più di Alex Albon e di Pierre Gasly. Ha dovuto aspettare che si trovasse il coraggio di prendere uno come lui, un talento brillante e un po’ scomodo, per un compagno di squadra che dopo Alonso e Rosberg con gli “scomodi” non ha voluto avere a che fare. Uno che in Ungheria conquista la pole sulla pista umida, in una macchina che forse era meno competitiva ma che in mano sua sembra cantare. Uno che in gara difende dando tutto, che frena in mezzo alla pista e confonde gli avversari, pur non avendone il passo. 

Mercedes, la prova che gli sforzi vengono premiati in F1

La vettura che Mercedes ha portato in pista quest’anno è stata considerata una scommessa persa in partenza. Bollata come un fallimento a poche gare dal via, in Bahrein, quando i problemi di porpoising sembravano insormontabili, le fiancate lisce facevano discutere, e si vedevano solo i caschi ballonzolare nell’abitacolo. Troppo borioso, Toto Wolff. Un pessimo perdente. È stato paragonato ad un cattivo di Guerre Stellari, coperto com’era dall’impermeabile nero in Ungheria. Spietato, severo, fin troppo competitivo nel proporre direttive tecniche per non restare dietro ai rivali.

Mercedes F1 GP Ungheria
Photo Credit: Mercedes AMG Petronas F1 Twitter

Non è un cattivo, però. È solo il suo modo di amare questo sport e il vincentissimo team Mercedes, di andare di forza a lottare fuori dalla pista perché non può farlo dentro come i suoi piloti. È lui il traino di questa squadra, una direzione forte che possa far vincere anche quando i presupposti, sulla carta, non ci sarebbero. Quindi fa il muso duro, si emoziona, si indiavola, rompe qualsiasi cosa gli capiti a tiro, ma alla fine prima o poi arriva. In un modo o nell’altro, nonostante tutti e nonostante tutto. E quando è così, vuol dire che non sei un cattivo, ma che sei forte davvero. 

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Ascolta l’ultima puntata di Paddock GP in cui Raffaello Caruso, Chiara Zambelli e Gabriele Bassi hanno commentato il GP d’Ungheria con il pilota Matteo Nannini.

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Camilla Taglietti

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