mercedes gp stati uniti
Mercedes chiude il GP degli Stati Uniti con il secondo posto di Hamilton e il quinto di Russell; un risultato dal sapore di rinascita.

Il GP degli Stati Uniti si chiude finalmente con il profumo della speranza per Mercedes. Hamilton porta a casa un secondo posto che meritava di essere di più; Russell invece chiude quinto, con la macchia dell’incidente al primo giro. L’allievo, questa volta, dal maestro può solo imparare. Il team di Brackley però al COTA dimostra solo una cosa, un punto fondamentale: è pronto a tornare.

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Mercedes vecchia gloria nel GP degli Stati Uniti

Le parole di Hamilton inerenti alle difficoltà legate ad una W13 dalle prestazioni molto altalenanti sono parse quasi finte al termine della gara in Texas. Dopo mesi di lavoro estenuante, volto a rincorrere chi ha dominato quasi l’intero mondiale, il team di Brackley al COTA è tornato ad essere davvero protagonista. Complice non solo il primo grande errore Red Bull ai box, ma anche e soprattutto un Lewis Hamilton ritrovato, quasi dimentico di una vettura meno competitiva rispetto alla concorrenza.

Il sette volte iridato, questa volta, la vittoria l’ha sognata veramente. E ci ha creduto fino alla fine soprattutto. Il pit stop eterno di Verstappen gli ha permesso di diventare leader di un GP fino a quel momento ben corso. Una posizione che sembrava quasi indisturbata. Peccato che i giri al termine fossero ancora troppi. La vittoria manca e si vede, non tanto per il record che Hamilton potrebbe “perdere” quest’anno, ma perché sembra essere ciò che serve per chiudere definitivamente il buio capitolo 2022. Quel che traspare però è una forza che neanche le difficoltà hanno saputo davvero abbattere.

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Photo Credit: Mercedes F1 Media

George Russell, nel diciannovesimo appuntamento di stagione, chiude invece con un buon quinto posto. Il futuro di casa Mercedes, per questo weekend, può solo guardare con ammirazione il maestro con cui corre. La prestazione di Russell è, come spesso visto, costante; il giovane del team di Brackley difficilmente si dà per vinto. Nonostante un primo anno in Mercedes lodevole, la strada da percorrere è ancora lunga. Quell’errore al primo giro che ha messo fine alla gara di Sainz mostra ancora una nota acerba sul pilota che Russell, un giorno, spera di diventare.

Il buono, il brutto, il cattivo

Arrendersi non è una parola conosciuta dal team di Brackley. La dimostrazione arriva, ancora una volta, da quanto in casa Mercedes hanno messo in pista nel GP degli Stati Uniti. Gli ultimi aggiornamenti portati hanno infatti permesso a Hamilton di sognare per molti giri quella vittoria che ancora non sembra voler arrivare. Le capacità di un ottimo pilota però non sempre bastano. Soprattutto quando dall’altra parte c’è chi non ha intenzione di mollare nulla.

In quella cavalcata verso il traguardo Hamilton ci ha messo tutto se stesso, tutta quella fame di rinascita che servirà per tornare in lotta dal prossimo anno. Un primo posto infatti sarebbe stato più che meritato. La W13 però non sembra destinata a poter reggere una simile impresa. Il non aver abbandonato le speranza è comunque il giusto punto di partenza in vista di un 2023 in cui si spera di poter ritrovare del tutto anche chi l’era turbo-ibrida l’ha dominata.

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Photo Credit: Mercedes F1 Media

Il lavoro fatto da entrambi i piloti del team di Brackley è stato costante anche in Texas. L’incidente al primo giro ha macchiato la gara di Russell, sottolineando che, al di là della classifica, l’allievo per raggiungere il maestro deve ancora percorrere le lunghe strade che la F1 gli riserberà. Essere compagni di un pilota come Hamilton d’altronde non è semplice, ma Russell questo ruolo lo ha portato a testa alta. Il futuro di casa Mercedes non sembra dunque avere di che preoccuparsi.

Il difficile anno vissuto dal team guidato da Toto Wolff sembra finalmente aver ritrovato la giusta direzione. La W13 purtroppo è stata un errore ma, come spesso ribadito, anche i grandi possono sbagliare. Tornare in lotta dal 2023 è una priorità che, dopo la gara a Austin, sembra ormai tranquillamente alla portata del team. Anche se chiudere senza una vittoria, nonostante quello che dicono le parole, rappresenterebbe un piccolo brutto punto che il prossimo anno rischierebbe di macchiare le menti anche di chi oggi non è in gradi di arrendersi.

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Chiara Zambelli

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