Nel 1978, in una piovosa e fredda giornata di ottobre, Gilles Villeneuve vinse la sua prima gara di F1. Per la gioia della folla esultante, lo fece sul circuito di casa, a Montreal. Circuito che in seguito venne ribattezzato in suo onore. Migliaia e migliaia di spettatori saltavano di gioia quando scese la bandiera a scacchi e la Ferrari 312T3 numero 12 ha tagliato per prima il traguardo. Il brutto tempo non aveva più importanza. L’unica cosa che contava era che Gilles Villeneuve aveva vinto.
Gilles Villeneuve soprannominato l’Aviatore
Coraggio da vendere, altruismo e un misto di rabbia e orgoglio che faceva esplodere in pista, in una parola Gilles Villeneuve. “L’ultimo grande pilota”, come amava definirlo Alain Prost, capace di vendersi casa per catapultarsi nel mondo della Formula 1 diventando un mito e volare via da quel maledetto sabato di Zolder per approdare nella leggenda del mondo dei motori.
Passando da quel circus che lo aveva subito battezzato con il soprannome di “Aviatore” per il suo modo sconsiderato di guidare tanto che gli appassionati di F1 e gli appassionati della Ferrari, quelli dell’epoca e quelli che lo avrebbero conosciuto in seguito, se ne innamorarono. Tifosi che, a quarant’anni dalla sconvolgente scomparsa, conservano saldamente nella memoria le gesta di un autentico acrobata al volante.
L’Aviatore e la Rossa di Maranello
Un talento nato, tanto da convincere Enzo Ferrari a portarlo a Maranello, strappandolo alla McLaren che ha lanciato il canadese in Formula 1 ma che poi ha preferito il francese Patrick Tambay. Casi del destino che hanno dato il via libera a una delle più belle storie della Ferrari. A Marenello Gilles è stato fino alla fine della sua carriera, non è un campione super titolato, anzi in realtà Gilles non è riuscito a vincere il titolo mondiale. Nel 1979 però è andato molto vicino, al termine della stagione il canadese era secondo in classifica piloti.
Gilles non ha mai vinto un titolo mondiale, ma agli occhi di molti appassionati di F1 rimane il più grande talento naturale di tutti. Villeneuve vinse sei Gran Premi per la Ferrari tra il 1978 e il 1981 prima di morire in un grave incidente durante le qualifiche per il GP del Belgio 1982 a Zolder. Eppure è per un secondo posto, nel GP di Francia del 1979, che il canadese è più ricordato e venerato. Quella gara è stata vinta dal francese Jean-Pierre Jabouille. Ma a 15 secondi da Jabouille è arrivato Villeneuve su Ferrari e un altro francese, Rene Arnoux, sull’altra Renault al termine di un’epica battaglia entrata a far parte della storia della F1.
Spesso Villeneuve guidava auto che non potevano vincere, ma le guidava al e oltre, il limite in un modo spettacolare che la tecnologia odierna non permette. Forse il più grande tributo a Gilles Villeneuve, ad oggi, sono le battaglie in pista del canadese e lo stupore di coloro che gli hanno guidato contro. Villeneuve era dotato di talenti più grandi di tutti loro. L’approccio di Villeneuve alle corse era forse troppo appassionato, troppo istintivo e immediato per fargli vincere un titolo mondiale, ma è stato per quell’approccio che è stato adorato come nessun altro pilota.
Gilles Villeneuve nel cuore di tutti
A 41 anni dalla sua morte, e nonostante la grandezza di coloro che sono venuti dopo di lui, i ricordi di Villeneuve sono più luminosi che mai. Il giorno del funerale di Villeneuve in Quebec, il suo ex compagno di squadra della Ferrari Jody Scheckter ha pronunciato un appropriato elogio:
“Mi mancherà Gilles per due motivi. Primo, era l’uomo più genuino che abbia mai conosciuto. Secondo, è stato il pilota più veloce nella storia delle corse automobilistiche”. – Jody Scheckter
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Mara Romano