La Ferrari 499P ha vinto la 24 Ore di Le Mans 2023 grazie all’altissimo livello ingegneristico e dai meticolosi dettagli tecnici di cui è composta l’hypercar della Scuderia Ferrari. Scopriamo insieme la vettura nata dalla matita di Flavio Manzoni e dall’ingegno di Ferdinando Cannizzo.
Ferrari 499P: dettagli e segreti della regina della 24 Ore di Le Mans
Era il 1965 quando la Ferrari 250 LM del North American Racing Team (NART) di Jochen Rindt e Masten Gregory tagliava il traguardo come vincitrice assoluta della 33esima edizione della 24 Ore di Le Mans, sbaragliando la concorrenza ed i rivali Ford vincendo per il sesto anno consecutivo la gara più difficile e prestigiosa al mondo. Da quell’ultima gloriosa vittoria sono passati oltre 50 anni e proprio in occasione dell’edizione del centenario, la Scuderia Ferrari ha portato a casa la sua vittoria numero 10 in quel di Le Mans. Scopriamo i dettagli tecnici ed i segreti sulla Ferrari 499P, la vettura regina che ha sbaragliato la concorrenza.
La Ferrari 499P è un manifesto dell’impegno di Ferrari nel mondo delle gare di durata, della voglia di affrontare sfide sempre più difficili, della determinazione di vincere, anche se con la necessaria umiltà di chi è ben consapevole di confrontarsi con avversari di primo livello che nutrono ambizioni analoghe.
Questa figlia del vento il cui raffinato vestito è nato dall’impareggiabile matita di Flavio Manzoni sotto la supervisione di Ferdinando Cannizzo, capo del dipartimento di ingegneria delle auto sportive di Maranello, che si è occupato della progettazione di tutta la parte tecnica della vettura. Infatti, il prototipo di Maranello è caratterizzato da un telaio monoscocca in fibra di carbonio che vanta soluzioni tecniche notevoli che rappresentano l’avanguardia nel campo delle tecnologie applicate. Parliamo, ad esempio, della geometria delle sospensioni, a triangoli sovrapposti di tipo “push-rod”, permette di raggiungere doti di rigidezza che si traducono in prestazioni di rilievo, che si evidenziano tanto alle velocità assolute più sostenute quanto nella percorrenza delle curve.
Non meno sofisticato è l’impianto frenante, che integra un sistema di brake-by-wire necessario per consentire il recupero della energia cinetica in frenata da parte dell’assale elettrico anteriore e sviluppato per coniugare precisione e velocità di risposta con affidabilità e durata, aspetti complementari la cui sintesi è una delle chiavi di successo delle gare endurance.
L’assale elettrico anteriore sfrutta l’energia recuperata in frenata e immagazzinata nella batteria alto voltaggio per trasmettere coppia motrice anche sulle ruote anteriori sopra una determinata velocità, contribuendo a innalzare le prestazioni della vettura.
A spingere la vettura c’è un powertrain ibrido composto dal Ferrari F163CE: un motore V6 con bancate a 120°, sovralimentato mediante due turbocompressori in parallelo posto al centro delle bancate, dalla cilindrata di 2994 cm³, derivato da quello della Ferrari 296 GT3, con potenza limitata – come da regolamento – a 680 CV (500 kW); tuttavia, invece di essere montato su di un telaietto ausiliario come nella 296, sulla 499P il motore è fissato direttamente sul telaio – una monoscocca in fibra di carbonio progettata con Dallara – fungendo da elemento portante.
Il sistema ibrido, oltre che dal motore termico montato centralmente in posizione longitudinale, è costituito da un motogeneratore elettrico situato sull’assale anteriore, che eroga 200 kW (272 CV) ed entra in funzione oltre i 190 km/h – salvo diversa indicazione del balance of performance (BoP) – ed è collegato a un pacco batterie da 900 V, che si ricarica attraverso un sistema di recupero dell’energia (ERS) durante le frenate, le decelerazioni e in taluni casi anche attraverso la spinta del motore a combustione. Insieme, il motore a benzina e quello elettrico, creano un sistema di trazione integrale a innesto temporaneo la cui potenza totale non supera in ogni caso i 500 kW – anche qui, salvo diversa indicazione del BoP.
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