Altra settimana, altro Gran Premio. Nel fitto calendario del mondiale di Formula 1, il primo weekend di settembre ci ha regalato Monza, la nostra cara vecchia corsa di casa, e noi ci siamo fatti trovare sempre pronti a dare i numeri. Dall’uno al dieci, come ai vecchi tempi del college, ecco le pagelle del GP d’Italia.
1. La sveglia del lunedì mattina
Monza è sogno. E come tutti i sogni, finisce quando suona la sveglia, familiare e fastidiosissima sigla di testa della nuova settimana. Noi torneremo alle nostre più o meno gradevoli occupazioni, la marea rossa si rivestirà di qualche altro colore meno brillante, la Ferrari tornerà a sgomitare con le altre scuderie. Un sogno come questo, però, merita di essere consegnato alla memoria. Il caffè può aspettare: mano alla penna, presto!
2. Il motore di Tsunoda
La gara del giapponese dell’AlphaTauri non dura neanche fino al semaforo: la power unit Honda fonde durante il giro di formazione. Non è da Formula 1, non nel 2023. Non lo merita il pilota, non lo merita il pubblico, non lo merita il team che si è fatto in quattro per tutto il fine settimana.
3. Lance Stroll
Va piano, va sano e va lontano. Lontano dalla Formula 1, di questo passo. A Monza la macchina non lo aiuta, tanto è vero che Alonso è nono al traguardo, ma Stroll è ultimo in qualifica e ultimo a pieni giri in gara, davanti solo alle disperate Haas. Urge ritrovare se stesso. Lance, da bravo figlio di paperone straricco, prenditi un anno sabbatico e fa il giro del mondo: ti farà bene.
4. Alpine
Splende il sole sulla Brianza, ma l’armata di Francia è impantanata nelle retrovie. È brusco il risveglio dopo i segnali incoraggianti di Zandvoort (entrambi i piloti a punti per la prima volta quest’anno, Gasly addirittura terzo). Le scorie delle lotte intestine, che hanno portato all’allontanamento dell’ex team principal Otmar Szafnauer, sono ancora ben presenti, e temiamo che ogni gara da qui a fine stagione sia un tiro di dado.
5. Lewis Hamilton
Cambia lo scenario, non cambia il copione: nonostante il sole, è ancora a lottare nel fango della metà bassa della zona punti, issandosi a gomitate e spallate fino al sesto posto. A togliergli la sufficienza è l’errore in sorpasso con cui rovina l’alettone e la gara a Oscar Piastri. Errore riconosciuto, come si fa tra adulti.
6. Charles Leclerc
Passa tutto il weekend travestito da seconda guida Ferrari, fino a quando, domenica, non arriva a tiro di Sainz. Allora, e solo allora, si mette a dare spettacolo. Di più le gomme non consentivano. In ultimo perde il duello, ma questo fine settimana Sainz era in stato di grazia. Un buon risultato per l’andazzo Ferrari di questa stagione, non il migliore del monegasco e nemmeno quello sperato. Comunque, portato a casa col sacrificio e con la concentrazione.
7. Liam Lawson
Al primo weekend completo della sua imprevista esperienza in Formula 1, porta l’AlphaTauri – l’unica in grado di prendere il via – ai margini della zona punti. Capiamoci: ci dispiace da morire per le circostanze del suo esordio, Ricciardo è un patrimonio mondiale del motorsport e speriamo guarisca presto e bene dall’infortunio; ma il giovane neozelandese, buttato in acqua dove non si tocca, sta nuotando con insperata naturalezza. Lo rivedremo a Singapore fra due settimane, e chissà che non gli riesca di raggranellare qualche punticino.
8. Carlos Sainz
In trance agonistica per tutto il fine settimana, il suo trionfo è salire sul podio, primo dei terrestri, dopo un’esaltante pole position. Commuove il modo in cui gli riesce: spranga il portone, alza il ponte levatoio, suda e fa sudare tutti, compreso il pubblico. Resiste quindici giri a Verstappen, quarantacinque a Perez, fino al traguardo a Leclerc. Vince il duello tra compagni di squadra e riporta la Ferrari sul podio, davanti ai tifosi amici, o meglio, immerso nei tifosi amici.
9. Max Verstappen
Ci eravamo lasciati con un record eguagliato, ci ritroviamo con lo stesso record battuto: dieci Gran Premi consecutivi non li aveva mai vinti nessuno in Formula 1. È anche il primo pilota a vincere nella stessa stagione i GP di Monaco, Gran Bretagna, Belgio e Italia. L’en plein gli sfugge per quei 13 millesimi di secondo che lo separano dalla pole position: poco male, ha tempo per rifarsi. In compenso, partire secondo (e arrivare ancora secondo alla prima curva) gli dà modo di mostrare un fondamentale che non vediamo spesso: un sorpasso terrificante su Sainz, un affare lungo mezzo giro, che studia nei minimi dettagli, nei giri precedenti, mentre gli tiene la macchina in scia intorno ai trecento all’ora. Ma allora, perché non dargli un bel dieci tondo tondo?
10. Monza
Perché Monza è sogno. È, concentrato in un weekend di gara, quel che rende speciale la Formula 1: spettacolo e farsa, trionfo e dramma, passione tifosa spinta fino all’abnegazione totale e baracconate di puro narcisismo, precisione millimetrica e le nostre care, insostituibili inefficienze. Non la cambieremmo per niente al mondo e non la cambieremo con niente al mondo. Scusa, Max: un dieci te lo meritavi, ma nessun essere umano può arrivare a pari punti con questo. E anche i campioni, anche quando divorano i record, sono esseri umani.
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