Nella cornice dell’ultimo appuntamento del Motoestate, abbiamo parlato con Alberto Gini, il papà della Protogini. Una moto per tutti, economica e intelligente, per avvicinare i piloti alla pista facendoli divertire ed esprimere al massimo il loro potenziale. Una storia di passione pura che abbiamo avuto la possibilità di raccontarvi.
Protogini: la moto che trasuda passione
Avete imparato a conoscere in questa pagina il Motoestate, un motociclismo famigliare e allo stesso tempo professionale che permette di conoscere realtà che in altri contesti farebbero fatica ad emergere. L’introduzione della Twins Cup ha reso possibile ad Alberto “Bolide” Gini di portare la sua Protogini in pista e far conoscere la sua arte. Pilota della Coppa Italia Velocità dal 2014 (ritiratosi in questa stagione), Alberto lavora in una ditta di demolizione camion e da lì la passione per la meccanica. Poi il colpo di genio. Creare un prototipo economico per poter permettere a tutti di familiarizzare con la pista e sentirsi un pilota vero.
“La passione per la meccanica nasce da questo lavoro e per passione ho avuto questa idea di costruire una moto che fosse prestazionale, divertente ed economica. Qui nasce il progetto Protogini. Io corro con un 1000, ma il problema per ogni pilota sono le spese. Un altro grande problema è quello di riuscire ad andare ad allenarsi tutta la stagione. Le piste più grandi di inverno chiudono, ma con questa moto si riesce anche ad andare a girare in piste più piccole o kartodromi così da allenarsi tutto l’anno”.
Che moto è la Protogini?
Il segreto e l’aspetto più interessante di questa Protogini che abbiamo visto da vicino al Motoestate è sicuramente il rapporto qualità/prezzo. La base è la vendutissima Kawasaki ER-6N. Voi penserete, una naked 650 che può correre in pista con prestazioni degne di nota? Sì e il fautore di questo miracolo è Alberto Gini che assembla personalmente questa moto che gareggia nel Motoestate contro Aprilia RS660 e Yamaha R7.
“La moto, come base di partenza, è una Kawasaki ER6-N, monto degli avantreni usati di Kawasaki Ninja 600 o 1000 dal 2010, ma le costruisco anche su ordinazione così da costruirle passo passo in base alla richiesta e al budget del cliente. La moto in configurazione trofeo viene a costare tra i 10000 ai 12000 euro e compete con moto come Aprilia RS660 o Yamaha R7 dal costo di 17000 e 18000 euro. C’è un altro aspetto vantaggioso di questa moto, ovvero che essendo una moto dal 2006 al 2012, c’è un enorme quantità di pezzi di ricambio che si possono trovare dai demolitori, su internet o nei negozi specializzati.”
Oltre al prezzo, la moto ha dimostrato di essere anche qualitativamente di livello elevato, riuscendo a strappare a Cremona un tempo di 1.40.6.
“E’ una moto molto facile sia da guidare sia da smontare. La componentistica Kawasaki è famosa per essere anche molto affidabile e, una chicca, questo motore ha il cambio estraibile come una Ninja 600 o 1000 quindi se si hanno dei piccoli problemi non bisogna aprire il motore. Anche se dovessi rompere il motore, con 500 euro lo compri usato e ritorni in pista. La moto pesa 160kg, montiamo dei cerchi del Kawasaki Ninja 600 cosicché si possano anche acquistare gomme usate da chi corre, magari con 10-15 giri che ti permettono, con questa moto, di girare per 4 turni in pista.”
La soddisfazione e il continuo sviluppo
Alberto, nonostante i risultati della moto, non si sta fermando nello sviluppo della sua Protogini, portando in pista al Motoestate già una versione 2.0. Uno step evolutivo nel motore che porta il motore base della Kawasaki ER6-N da 62cv a 90cv alla ruota.
“Abbiamo degli step evolutivi del motore, fai conto che di base la moto sviluppa 62 cv alla ruota e attualmente siamo arrivati a 90 cv alla ruota. Il bello è che abbiamo raggiunto questo livello lavorando solo la parte alta del motore, quindi in caso qualcuno potesse rompere bronzine o sbiellare può semplicemente trapassare testata, alberi a camme, corpi farfallati da un motore all’altro senza spendere nuovamente altri soldi per l’elaborazione del motore. I motori vengono fatti dalla RAM Racing di Verona e la preparazione ha un costo di 3.000 euro per passare da 62 a 90cv. Poi hai un veicolo molto competitivo. A Cremona abbiamo girato in 1.40.6 che con una moto da 10.000 euro è un risultato davvero ottimo”.
Vedere la propria creatura competere con moto blasonate come Yamaha R7 e Aprilia RS660 per Alberto Gini è motivo di grande soddisfazione.
La soddisfazione non sono i soldi, perché con le ore che passo dietro a costruirla, non sono quantificabili. La soddisfazione vera è vedere il tuo nome sulla tua moto e vederla competere con marchi come Aprilia e Yamaha in questo contesto. Sto seguendo le orme di quello che ha già fatto Rosmoto, famosissimo preparatore di SV 650 che segue lo stesso identico concetto. Volevo fare una cosa diversa, una cosa che in Italia non si era mai vista, produrre in modo standardizzato una moto partendo da una base stradale, perché a parte gli accessori finali, le moto vengono assemblate tutte allo stesso modo”.
Sicurezza in pista: è ora di introdurre le licenze?
In questa stagione, specialmente in Coppa Italia dove Alberto Gini corre con la sua Yamaha R1, si sono visti incidenti anche mortali nella categoria 1000. Le potenze sono sempre maggiori e sempre più difficili da gestire per piloti poco esperti. Alberto ha pensato proprio a questo aspetto quando ha deciso di creare la Protogini, per rendere accessibile e più sfruttabile la pista anche per persone meno esperte.
“Il nuovo trend è vedere persone non esperte acquistare questi 1000 di ultima generazione, senza avere le qualità tecniche e l’esperienza per poterle guidare. Per questo ho costruito una moto come la Protogini che ti permette di imparare e non trovarti spaventato da potenza non gestibili.”
Per Alberto Gini è necessario e doveroso da parte di FMI, per aumentare la sicurezza in pista, l’introduzione di licenze che possono essere acquisite tramite i risultati dimostrati in pista.
“La Coppa Italia ci sta mostrando proprio questo, un sacco di incidenti anche mortali, nella categoria 1000. Io reputo fondamentale introdurre una licenza che si possa acquisire non con un bonifico, ma tramite delle capacità riscontrate da commissari o addetti della FMI. Non è possibile che si possa entrare in pista con una moto da 200cv quando non si è mai corso una gara nella propria vita. Già montare su un 600 di ultima generazione sono già 140cv di moto, non cambia molto, ma è già più abbordabile. Deve cambiare qualcosa a livello FMI perché bisogna tutelare chi corre”.
Twins Cup: categoria del futuro
Il mercato spesso detta legge soprattutto nelle competizioni riservate alle derivate di serie. L’introduzione nel Motoestate di questa nuova categoria, la Twins Cup, ha permesso di mettere a confronto diversi modelli di moto che si stanno facendo largo anche nelle vendite, in quanto le 600 quattro cilindri non sono nemmeno più omologabili.
“Siamo entrati nel Motoestate perché quest’anno hanno introdotto questa categoria molto interessante, la Twins Cup, dove puoi scontrarti con Aprilia RS660 che corrono il Trofeo nel CIV o la R7 Cup nella Coppa Italia. La formula è molto economica, perché ci danno l’opportunità di montare tre gomme nuove al massimo ed è una formula intelligente per poter correre. Il mercato parla chiaro: le grandi case stanno facendo uscire modelli bicilindrici di piccole cilindrate, quindi diventerà una nuova categoria di riferimento. Ormai il mercato delle 600 4 cilindri è morto, anche per via delle normative sull’inquinamento. Nessuna casa costruttrice sta più puntando su questa categoria. Questa categoria ti mette su una moto vera, da 160kg, che ti permette di andare anche forte. Abbiamo raggiunto qui a Cremona i 225 km/h e le capacità di guida possono emergere maggiormente su una categoria come questa rispetto alle 300″.
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