Il “caso Wolff” sembra essere stato solo l’ultimo dei tanti atti che hanno composto, compongono e comporranno la lotta tra la FIA e la F1. Uno scontro che ormai sembra andato essere andato oltre alla linea della totale riappacificazione. Gli sgarbi sono infatti molti; le parti prese chiare. Cosa c’è dietro a questo continuo scontrarsi a livello politico?
Lotta FIA-F1: il caso Wolff, “l’ultimo” atto
La F1 è un mondo da sempre che non racchiude il solo sport al suo interno. La politica ha infatti un peso fondamentale e non solo per i dieci team che attualmente compongono la griglia. Al piano superiore infatti le battaglie appaiono sempre più continue, con le due parti ormai chiaramente schierate. Da un lato c’è infatti la stessa F1, capeggiata da Stefano Domenicali appoggiato dalle scuderie. Dall’altro c’è invece la FIA, con presidente Mohammed Ben Sulayem, l’ente governativo del Circus. Gli scontri tra le due metà di questa enorme mela sembrano però diventati più frequenti negli ultimi anni, dalla nomina di Ben Sulayem in particolare.
“L’ultimo” atto di questa continua battaglia è avvenuto ad una settimana dal GP conclusivo del 2023. Quello che è stato definito il “Wolff-gate” (leggi qui per saperne di più) ha infatti attirato l’attenzione di tutti nel mondo del motorsport. Un caso nato dal presunto conflitto di interessi riguardante Toto e Susie Wolff, entrambi con ruoli importanti nei rispettivi mondi legati al motorsport. La nota ufficiale con cui la FIA ha comunicato di aver aperto un’indagine in merito ha poi rappresentato il tassello di un domino pronto a crollare. Gli accusati, anches senza nomi, erano chiari, mentre gli accusatori meno. Un dubbio poi risolto a metà, con la Federazione presumibilmente spinta ad agire in tale modo a seguito di pressioni da parte di alcuni team principal.
Il domino pronto a crollare si è così trasformato in un fragilissimo castello di carta. Bastava un leggero soffio a farlo cadere, ma ciò che si è abbattuto su di esso è stato un vero e proprio tornado. Mercedes in primis ha infatti dichiarato l’estraneità del suo team principal ai fatti. La stessa Susie Wolff ha pubblicato la propria delusione per tali accuse. Ma non solo. Nel tardo pomeriggio di mercoledì 6 dicembre, uno dietro l’altro, gli altri 9 team di F1 hanno pubblicato un comunicato congiunto. Parole con cui le scuderie hanno dichiarato di non aver denunciato alla FIA tale fatto. Parole con le quali hanno ribadito il proprio sostegno a Susie Wolff e alla F1 Academy. Un comunicato che ha dunque marcato quella linea divisoria tra F1 e FIA che sempre si prova a tenere tracciata in modo sottile.
LEGGI: “Caso Wolff: i team si schierano contro la FIA”
La lotta infinita: cosa potrebbe accadere?
In meno di 48 ore il caso Wolff è stato smontato dalla stessa FIA. Un errore o semplicemente la paura di aver perso il controllo su ciò che dovrebbe governare? La questione che vede la Federazione e la F1 contrapposte è infatti stata una costante fin dalla creazione del mondiale nel 1950; la situazione sembra però essersi aggravata in questi ultimi anni, in particolare dall’elezione di Ben Sulayem. Il successore di Jean Todt ha infatti un obiettivo ben preciso, ossia quello di dare alla FIA un ruolo più importante in F1, non legato ai soli regolamenti. Sulla strada che l’attiale presidente continua a perseguire c’è però un piccolo intoppo chiamato “100 Years Agreements”. Nel 2001 infatti la Federazione, guidata al tempo da Mosley, cedette i diritti commerciali della F1 alla SLEC Holdings Limited di Bernie Ecclestone. Un accordo, partito nel 2011, valido appunto 100 anni.
La presidenza di Ben Sulayem, fin dall’inizio, ha comunque provato a mettersi in mezzo anche a questioni non di sua competenza. L’intervento fatto dal presidente in merito al possibile fondo saudita disposto a pagare i diritti 20 miliardi di dollari ne è un esempio. Cosa che a Liberty Media non aveva fatto piacere. Uno dei tanti momenti di scontro che hanno caratterizzato questi due anni. “L’ultimo” atto sul caso Wolff ha però chiamato le due parti a scoprirsi totalmente. Un episodio che, di sicuro, avrà ripercussioni sul futuro del Circus. La mancanza di una motivazione da parte della FIA alla reazione unianime dei team sul caso Wolff appare infatti grave. Un chiarimento era d’obbligo. La questione appare così tutt’altro che finita, visto anche che Toto Wolff ha dichiarato di volersi riserbare il diritto di un’azione legale.
Il pavimento sotto Ben Sulayem sembra dunque scricchiolare maggiormente rispetto agli scontri passati. Ma cosa potrebbe succedere? Una delle strade da lui ipoteticamente percorribili lo porterebbe a rassegnare le dimissioni. La lotta intrapresa per rendere la Federazioni più potente anche dal punto di vista commerciale non sembra però un’azione abbandonabile dall’attuale presidente nonostante gli scarsi risultati. Vi è poi l’idea, anch’essa non nuova, della fatidica scissione tra la FIA e Liberty Media. Quest’ultima andrebbe così a crearsi un campionato privato, ma anche su questo aspetto i dubbi sono molti. Di fatto è una soluzione che torna a farsi sentire solo nei momenti in cui le cose non funzionano, ma la realizzazione di tale idea è ben lontana. Una sorta di minaccia che sortisce l’effetto della voluta tregua. FIA e F1 vanno insieme da molto tempo e serve dunque un punto di incontro. Almeno fino al prossimo scontro.
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