Francesco Guidotti, Team Manager KTM, esprime il desiderio di avere un Marquez in arancione. L’italiano pensa ad un’accoppiata Acosta-Marquez per ottenere quello che KTM sta inseguendo da molto tempo.
KTM prima inseguitrice
Terminato il primo appuntamento del motomondiale che ha aiutato a definire quello che è un quadro generale della situazione in griglia. Ducati detta il passo gara inseguita, a qualche spanna di distanza, dalle altre case. KTM è probabilmente la seconda forza in campo seguita a ruota dall’altra italiana Aprilia. In pista sono già stati apprezzati i talenti di Brad Binder e del giovanissimo Pedro Acosta che hanno dato show sin dalle primissime curve.
Su Acosta, Guidotti ha ben poco da dire: un rookie di 19 anni che già dalla prima gara in top class, lotta per le prime posizioni è a dir poco sorprendente.
“Mi ha ricordato il debutto di Martin nel 2021, quando aveva fatto una partenza incredibile ed era lì con il gruppo di testa e poi aveva perso piano piano perchè la gestione di una gara di MotoGP è diversa e complicata. Sono ragazzi che hanno dentro qualcosa in più. Pedro ha avuto sin da subito un buon feeling con la moto, il che è fondamentale. Sta imparando velocemente e ha sfruttato al massimo la situazione in cui si è trovato, perché un debuttante impara di più facendo metà gara con i primi cinque che 22 giri con il quindicesimo”.
Guidotti su Marquez
Per KTM si sta delineando un futuro roseo, visti i talenti che si ritrova in pista ma ciò non basta per far smettere di sognare Guidotti che spera in un approdo di Marquez.
“Intanto partiamo già avvantaggiati sulle decisioni da prendere, perché Pedro ce l’abbiamo già. Per quanto riguarda Marc non nascondo che a me piacerebbe averlo lo stesso. Averli entrambi sarebbe un gran colpo. Però è andato benissimo con la ducati e mi sembra strano che abbiamo voglia di cambiare tre moto in tre anni, non fosse altro che per l’età. Penso che si giocherà le carte che ha con questa moto anche in futuro”.
Il toscano parte già sconfitto sull’ipotesi di avere un dreamteam di quel calibro ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Intanto godiamoci anche l’ottimo lavoro del sudafricano Brad Binder che continua a sorprendere gara dopo gara.
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