Autore di una bella gara durante il GP di Gran Bretagna della MotoGP è stato Fabio Di Giannantonio. Il pilota italiano con il numero 49 di VR46 Racing Team ha concluso in quinta posizione, onorando al meglio la livrea retro dedicata a Valentino Rossi, ma sperava di poter far di più, in quanto rimasto per troppo tempo in bagarre con Alex Marquez
Di Giannantonio sulla livrea retro usata nella gara del GP di Gran Bretagna: “Quando ho visto la moto per la prima volta ho detto che era incredibile”
Quest’oggi Fabio Di Giannantonio sembrava Valentino Rossi a Silverstone, sia per la sua livrea classica, ma anche per aver effettuato (e vinto) numerosi duelli durante la gara. Il pilota numero 49 del Pertamina Enduro VR46 Racing Team ha concluso il GP di Gran Bretagna al quinto posto, concludendo un weekend in cui il team di “The Doctor” ha confermato di diventare nel 2025 il Factory Supported di Ducati e con “Diggia” che ha ampie possibilità di guidare la Desmosedici GP25. Di Giannantonio ha dovuto combattere nella gara di Silverstone prima con Acosta e poi soprattutto con Alex Marquez dove, come riportato a crash.net, potevano perdere meno tempo.
“È stato così speciale. Quando ho visto la moto per la prima volta, prima di questo weekend, ho detto che era incredibile. Poi l’ho vista per davvero ed è stato semplicemente fantastica. Avere tutto il kit è semplicemente fantastico. Da parte mia, volevo anche un casco speciale, per Vale. Mi hanno dato un’enorme opportunità quest’anno. Volevo ringraziare Vale e il team. Indossare questo casco e questi colori è stato un momento di orgoglio per me. Ho cercato di dare il massimo, di mettere tutta la livrea in cima! Abbiamo fatto un buon lavoro.”
“Era molto più lento. Volevo sorpassare in modo rapido, per ridurre il distacco dai piloti davanti. Ho fatto un sorpasso, lui mi ha superato. Abbiamo perso molto tempo, quasi due secondi nella lotta con Alex Marquez. È stato un peccato perché avevo il ritmo per andare con Marc (Marquez) davanti, con Aleix (Espargaro) e forse con Pecco (Bagnaia). È stato un gesto di ‘dai, collaboriamo per andare avanti, non facciamo cose stupide’”.
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