Monza e completamente colorata di rosso ai piedi di Charles Leclerc nella domenica del Gran Premio d’Italia. Un mare infinito di rosso che sembra dissolvere i contorni stessi dell’autodromo. Charles ha già trionfato qui, nel 2019, ma mentre esce dalla monoposto, sembra di rivedere il ragazzo di cinque anni fa: con lo stesso bagaglio di emozioni, lo stesso peso dei sogni, la voce spezzata dall’emozione. È innegabile quanto Leclerc sia maturato, ma in quel momento, tra il boato dei tifosi e l’abbraccio della squadra, torna ad essere quel ragazzo pieno di sogni, e per la seconda volta, Monza è sua.
Charles Leclerc trionfa a Monza, sua la vittoria
L’urlo di Monza non si può raccontare. È un boato che solo il tempio della velocità sa regalare. Charles Leclerc ha appena tagliato il traguardo, compiendo per la seconda volta una magia che da cinque anni attendeva di essere ripetuta. Scende dalla monoposto al parc fermé e si getta tra le braccia della sua squadra, quelle donne e uomini che hanno reso possibile quel momento, tra le braccia del fratello Arthur. E continua a ripeterlo, “grazie, grazie, grazie” lo stesso che aveva già detto in radio. Charles Leclerc ha vinto a Monza. La Ferrari ha vinto, per la seconda volta. È un momento che racchiude anni di speranze, di delusioni, di attese che sembravano infinite. Perché cinque anni sono un peso che iniziava a farsi sentire.
È il ritorno a casa del Cavallino Rampante, un trionfo che porta con sé il sapore dei sacrifici, degli alti e bassi, della maturità acquisita con ogni singola curva, della dedizione assoluta che si manifesta nel momento in cui si abbassa la visiera. Il peso di quella vittoria, ora che Charles è fuori dalla monoposto, si fa sentire, ma è un peso dolce, un fardello che porta con orgoglio, consapevole di aver scritto un’altra pagina di storia.
Il podio di Monza lo attende, e Charles sale sul gradino più alto. Il tricolore si alza, e l’inno di Mameli risuona potente nell’aria. Charles lo ascolta, lo canta, tirando un sospiro di sollievo, lo stesso che aveva tirato a Monaco qualche mese prima. C’è un legame tra quei due momenti nel cuore del monegasco, un filo invisibile tra Monaco e Monza. Monaco, dove tutto è iniziato e dove ha chiuso un cerchio con la vittoria tanto desiderata. E Monza, il tempio della velocità, in Italia, con la Ferrari, nella sua seconda casa.
Ma quel momento non appartiene solo a lui. È di tutta la Rossa, di tutti i tifosi, di chi ha sempre creduto in lui, di chi ha sofferto e gioito al suo fianco. Gli occhi di Charles si fanno lucidi, perché in quell’istante, c’è qualcosa di profondamente umano, di vero, che va oltre la vittoria. È l’abbraccio di una squadra e di una tifoseria che non lo hanno mai lasciato solo. Monza è sua, ma in quel trionfo c’è il cuore di milioni di persone.
Ed è in una stagione di incertezze e sfide continue che c’è una cosa che non cambia mai: l’emozione di vincere a casa. Enzo Ferrari disse: “Noi non perdoniamo niente a nessuno. Quindi neanche voi dovete perdonare niente alla Ferrari“. Eppure, in quell’istante, tra gli alti e bassi di una Ferrari che ha affrontato più difficoltà che trionfi, tutto si ferma, e l’orgoglio prende il sopravvento.
In questa vittoria, Charles Leclerc ha mostrato una maturità che va oltre la pura velocità, riuscendo a gestire le gomme per 38 giri contro ogni previsione, contro ogni logica. È stato un trionfo che ha superato le difficoltà di una stagione complessa, un momento che ha riportato tutti a casa.
Poi, c’è quel momento in cui la tensione finalmente si scioglie. Il traguardo è stato tagliato, la bandiera a scacchi sventola, e nel silenzio carico di emozione risuona la voce di Bryan Bozzi nella radio: “Ma quanto mi fai sognare!“. Ed in quelle parole si racchiude l’essenza di cosa significhi correre per la Ferrari e vincere a casa.
Monza si tinge di nuovo di rosso, e in quel rosso c’è tutta la passione, la storia e l’amore di un popolo per la sua squadra.
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Irene Barbaro
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