Jules Bianchi
A dieci anni dall'incidente di Jules Bianchi a Suzuka, ricordiamo l'importanza della sua eredità nel mondo del motorsport.

Niente è più potente del destino, quel filo rosso che collega eventi in una trama intricata e profonda. I piloti di Formula 1 conoscono bene l’impatto del destino: quello che segna la vittoria, i campionati conquistati, le speranze realizzate e il sogno che inseguono fin da bambini. Allo stesso tempo, il destino ha anche un macabro senso dell’umorismo, che si è manifestato il 5 ottobre di dieci anni fa sul circuito di Suzuka. A distanza di dieci anni, qual è stato il gioco di destini che ha portato la perdita di Jules Bianchi?

Jules Bianchi: l’importanza di ciò che resta nel motorsport

La morte di Jules Bianchi, la prima in pista dopo quella di Ayrton Senna, rappresenta uno dei capitoli più bui e strazianti della storia della Formula 1. Era il 5 ottobre di dieci anni fa, e sotto la pioggia battente di Suzuka, Adrian Sutil, pilota della Sauber, si schiantò contro le barriere. In un drammatico déjà vu, le consuete procedure di rimozione della vettura furono avviate, ma poco dopo, Jules Bianchi si trovò a percorrere lo stesso percorso.

La sua Marussia #17 colpì la ruspa intenta a recuperare la Sauber, in un incidente che segnò per sempre il destino del motorsport. Bianchi fu immediatamente trasferito prima a Yokkaichi e poi a Nizza, in un via vai incessante di ospedali e speranze svanite, perchè il destino aveva un piano diverso.

Jules Bianchi
Photo Credit: Scuderia Ferrari HP Media Centre

A distanza di anni, sono emerse colpe, chiarimenti e misure di sicurezza. L’halo, introdotto dopo l’incidente di Bianchi, è diventato la protezione più efficace per la testa dei piloti. Inizialmente, questa modifica non fu accolta favorevolmente nel circus: Niki Lauda, per esempio, fu tra i primi oppositori, affermando che “toglie l’essenza stessa delle corse”.

Tuttavia, l’halo ha salvato innumerevoli vite, diventando un elemento imprescindibile su tutte le monoposto. Tra i beneficiari, possiamo citare Charles Leclerc, che nel GP del Belgio 2019 ha evitato conseguenze letali, insieme a Romain Grosjean, che è uscito miracolosamente illeso dal terribile incidente del GP del Bahrain 2020, e a Lewis Hamilton, Max Verstappen e Zhou Guanyu.

A Suzuka, quel tragico 5 ottobre, la velocità delle monoposto, anche quando rallentate dalle bandiere gialle, era ancora sufficiente a rendere pericolose le operazioni di recupero dell’incidente precedente. La Marussia di Jules perse aderenza e l’impatto fu devastante. Quell’evento segnò un punto di svolta, cambiando le regole del gioco. Dopo mesi di analisi e discussioni, si decise di introdurre la Virtual Safety Car, un sistema che permette di neutralizzare la gara in situazioni di pericolo senza la necessità di inviare in pista una vettura di sicurezza fisica. La VSC obbliga i piloti a ridurre drasticamente la velocità e a rispettare una soglia predeterminata in ogni settore della pista, garantendo distanze di sicurezza e condizioni ottimali per chi lavora lungo il tracciato.

L’eredità di Jules

Jules Bianchi era un talento innato, cresciuto tra i kart e i motori, con una determinazione fuori dal comune. Membro della Ferrari Driver Academy, a soli 25 anni, con il numero 17 ben in vista sulla Marussia, si preparava a raggiungere le vette in Formula 1, sognando di diventare campione del mondo. La Ferrari vedeva in lui un potenziale pilota ufficiale, e il suo cammino era già tracciato verso un posto nel team di Maranello. Il suo percorso nella Formula 1, passando per il team Marussia, rappresentava solo un trampolino di lancio verso quella che sembrava una carriera destinata a brillare tra i più grandi.

Jules Bianchi Charles Leclerc
Photo Credit: Charles Leclerc X

Se si parla di intricati giochi di destini, il filo rosso che si intreccia più stretto è quello tra Jules Bianchi e Charles Leclerc. Bianchi riconobbe il talento grezzo di Charles e lo accompagnò durante i primi passi della sua carriera. Jules non correrà mai con la Ferrari, ma il suo sogno è stato realizzato e portato avanti da Charles, che dal 17 luglio 2015 ha sempre corso per due.

Il destino ha un modo strano di giocare le sue carte, e l’altra faccia del mondo del motorsport è ben nota a tutti, a cominciare dai piloti stessi. Si cerca di concentrarsi sull’importanza delle cose che restano e delle persone che rimangono nel cuore. Oggi, più del solito, si pensa a Jules: al pilota che era, a quello che avrebbe potuto diventare, ma anche all’importanza dell’eredità che ha lasciato. In un modo complesso e profondo, Jules Bianchi continua a vivere il suo sogno.

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Irene Barbaro

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