Sono emersi nuovi dettagli sul T-tray Gate, McLaren prima tra tutti sembrerebbe averne avviato i colloqui con la Federazione. Fondamentali per l’apertura delle indagini sono state le risorse arrivate da Milton Keynes con le informazioni necessarie sul dispositivo.
T-tray Gate, McLaren protagonistaÂ
Sarebbe stata proprio la casa di Woking, con il fondamentale intervento delle risorse arrivate da Milton Keynes, ad esprimere i primi dubbi su Red Bull. Avviando di fatto il T-tray Gate. Dopo il polverone alzatosi per il mini DRS portato in pista da McLaren e fortemente contestato da RedBull, che ha poi portato alla richiesta da parte di FIA di cambiamenti alla specifica, la squadra inglese avrebbe infatti restituito il favore. Aprendo proprio i colloqui con la Federazione, in merito ad un supposto meccanismo capace di variare la distanza dal suolo del fondo della monoposto anglo-austriaca. In propria difesa, e come riportato da Formu1a.uno, Red Bull ha così giustificato il dispositivo: “Esiste ma è inaccessibile una volta che la macchina è completamente assemblata e pronta per correre“. Hanno anche aggiunto, a negazione del possibile utilizzo in parco chiuso: “Tutta la proprietà intellettuale è stata depositata sul server della FIA“.
Ed il tempismo con il quale sono state intraprese le azioni da parte di McLaren non sembra affatto casuale. Di fondamentale importanza sarebbero stati proprio i tecnici arrivati da casa Red Bull, ed ora operativi in McLaren, che avrebbero condiviso informazioni riguardo al dispositivo. FIA sarebbe già intervenuta a riguardo, durante lo scorso week-end del GP di Singapore. Sigillando il dispositivo non conforme da entrambe le RB20 dei rispettivi piloti. Il campionato, tutt’altro che ancora chiuso, si prospetta dunque ancora più competitivo in questi ultimi sei appuntamenti stagionali.Â
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Elisabeth Dosio