Toyota è uno dei marchi automobilistici più famosi di sempre, da sempre interessato al motorsport, e per un periodo anche alla F1. Nel primo decennio degli Anni Duemila, la casa nipponica ha vissuto i paddock di tutto il mondo nel Circus, producendo da sé le proprie vetture con ambizioni molto alte. Con l’accordo nel 2024 con Haas, la luce della passione sembra essersi riaccesa, una passione che merita di essere raccontata.
Toyota in F1: storia di un progetto quasi vincente
La storia di Toyota nel motorsport ha radici che prendono vita alla metà del secolo scorso, debuttando in alcune competizioni nazionali nel rally. Dopo anni di partecipazione, conquistò il successo mondiale con tre titoli costruttori nel WRC dal 1992 al 1994. Nel 1997, il colosso giapponese fece il suo ingresso nell’endurance, puntando alla vittoria sfuggita due volte della 24 Ore di Le Mans. A quel punto, nel 1999, il focus si spostò sulla Formula 1: qui ebbe inizio il cammino nella massima competizione mondiale.
Nel 2002, Toyota fece il suo debutto in Formula 1 con la TF102, sviluppata nel nuovo quartier generale di Colonia. Le premesse furono incredibilmente buone: Mika Salo riuscì ad ottenere il primo punto iridato al primo Gran Premio, ripetendosi anche al terzo. Tuttavia, da lì, neanche il suo compagno Allan McNish riuscì a conquistarne altri. Nel 2003 e nel 2004 vari piloti a susseguirsi, tra i quali Jarno Trulli a sorpresa da Renault, permisero alla squadra di migliorarsi, ottenendo in entrambi gli anni l’ottavo posto tra i costruttori. Nel 2005, invece, arrivò il grosso salto di qualità atteso: Trulli e Ralf Schumacher ottennero ben cinque podi, terminando l’anno quarti.
Le aspettative per l’anno a venire sembravano estremamente positive, ma ciò che non potevano sapere è che quel piazzamento finale sarebbe stato il migliore della loro storia. Nel 2006 arrivò solo un podio da Schumacher, in un anno di transizione dovuto al passaggio alle gomme Bridgestone e alla fine del rapporto lavorativo del designer Mike Gascoyne, che l’anno precedente aveva giovato al team. Nel 2007, invece, il crollo fu drastico, ottenendo solamente 16 punti in un’annata con molti interrogativi. La stagione successiva, Schumacher lasciò il team, dando spazio al giovane vincitore della GP2 Timo Glock. Una ventata d’aria fresca, con due podi e molti punti guadagnati, che valsero il quinto posto complessivo.
Nel 2009, la squadra giapponese si ripresentò con la stessa coppia di piloti, Trulli e Glock. L’anno fu ancora buono, con la conferma del quinto posto tra i costruttori, molti piazzamenti a punti e cinque podi. La TF109 sembrava essere soltanto un’altra delle buone creazioni di Toyota, ma il 4 novembre 2009 si rivelò l’ultima a scendere in pista. A causa della crisi economica subita dalla casa automobilistica, la squadra ritirò la sua iscrizione al campionato 2010. Una grande perdita, con un modello TF110 già pronto.
Il ritorno di Toyota nel 2024: cosa farà con Haas in F1
Dopo quasi quindici anni dal suo addio al Mondiale di F1, Toyota ha raggiunto un accordo con Haas, che gli permetterà di essere nuovo partner tecnico. Questo nuovo percorso, condiviso con uno dei team entrati più recentemente nel Circus, varrà molto a livello di branding ma, nonostante ciò, non si tratta di un ritorno alle corse nel campionato più famoso al mondo.
Tomoya Takahashi, presidente di Toyota Gazoo Racing, ci ha tenuto fortemente a spiegare cosa accadrà con questa nuova collaborazione. “Alcuni potrebbero saltare alla conclusione che Toyota è tornata in F1, ma non è così“, ha dichiarato. “Questo porterà allo sviluppo delle risorse umane che possono fornire feedback per i veicoli di produzione, con una costruzione di auto incentrata sui piloti“.
Il nuovo percorso del costruttore di automobili più potente al mondo dovrà portare un aumento dell’interesse dei giovani in patria per le corse e per lo sviluppo di questi bolidi. Che sia una mossa atta a creare delle basi solide per il futuro nelle corse, o per potenziare le colonne della produzione di serie di oggi, e degli impegni nel WEC, WRC e non solo, è difficile ora capirlo, ma il potenziale giapponese potrebbe sviluppare qualcosa che manca attualmente nel paddock.
Negli ultimi anni, diversi nomi importanti del mondo automotive si sono interessati alla Formula 1, entrando in maniera attiva in diversi team. Più recentemente, Ford ha siglato un accordo con Red Bull Racing per il sostegno della produzione delle power unit. Ma per quanto concerne il Giappone, è dal 2015 che Honda è tornata a motorizzare monoposto, passando prima per McLaren, poi per Red Bull, e dal 2026 avrà un ruolo fondamentale nella ricerca e sviluppo di Aston Martin.
Toyota non è voluta restare a guardare, decidendo di supportare una delle squadre con il maggior potenziale, al fine di ritrovare una posizione nella vetrina della F1, ed una gloria mai ancora vissuta nell’albo d’oro dei migliori di sempre.
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