Mig Babol, il nuovo podcast di Andrea Migno, ha inaugurato i suoi microfoni con una chiacchierata speciale. Nel primo episodio, intitolato “EP. 1 TIME OUT con Franco Morbidelli“, una chiacchierata con il pilota del team Ducati Pramac apre qualche finestra su alcune curiosità sulla vita e sulla carriera del pilota italiano. Il trasferimento a Tavullia, l’amicizia con Kevin Schwantz e la figura di Ayrton Senna sono solo alcuni dei temi che Franco Morbidelli affronta nel raccontarsi nel podcast. Il titolo dell’episodio è ispirato al casco che il #21 ha indossato a Misano nel 2020, gara in cui ha conquistato la sua prima vittoria in MotoGP.
Franco Morbidelli: un romano trapiantato a Tavullia
Se si sente parlare Franco Morbidelli, sicuramente la prima cosa che si pensa è che sia nativo della terra dei motori. Invece no. Franco Morbidelli è nato a Roma e ci è rimasto fino alla fine delle elementari per poi trasferirsi a Tavullia. La scelta di trasferirsi così lontana è stata presa dal padre di “Morbido”, che era conscio del fatto che se il figlio voleva diventare pilota di moto non poteva rimanere a Roma. Il padre era stato un pilota di moto nel campionato italiano, perciò aveva ben chiaro cosa si doveva fare per aiutare “Franky” a realizzare il suo sogno. Franco Morbidelli racconta così la scelta di suo padre ai microfoni del podcast di Andrea Migno:
“Lui aveva corso per un team di Pesaro e quindi era ben conscio del fatto che se io fossi voluto diventare un pilota e lo avessi voluto farlo per davvero, lo avrei dovuto fare in questa parte d’Italia. Lui mi ha messo in mano a dei suoi ex meccanici in primo luogo. Quindi proprio per cominciare proprio con le moto grandi mi aveva messo in mano a Licchio, si chiamava Licchio uno che era stato suo meccanico. Poi mi ricordo che tutte le persone con le quali lui aveva corso o comunque che avevano fatto da meccanici a lui, quando aveva corso qua, me le aveva messe intorno” – Franco Morbidelli
Franco Morbidelli ha fatto parte di quello che, come lo definiscono nel podcast, è stato un embrione dell’Academy VR46 attuale. Siamo nel 2008/2009 e il pilota #21 era riuscito ad arrivare ad allenarsi alla cava assieme a Valentino, dopo essere stato indirizzato lì proprio da suo padre, Livio. In questo gruppo di allenamento c’era anche Marco Simoncelli che, come si sa, è stato il pilota che ha dato il via all’Academy di Valentino Rossi.
Le difficoltà di Yamaha e il passaggio a Ducati Pramac
Gli ultimi due anni sono stati difficile per Franco Morbidelli in particolare a causa dell’infortunio al ginocchio. Da questa stagione, “Morbido” non corre più per Yamaha, ma è in sella alla Ducati Pramac assieme a Jorge Martin. Gli viene chiesta la differenza di moto da Yamaha a Ducati e questo è quello che Franco Morbidelli ha da dire ai microfoni del podcast:
“Allora è una moto, sì, un po’ diversa da gestire. E appena sali quello che noti è che è molto stabile. Arrivando dalla Yamaha, che la stabilità era uno dei problemi principali con i quali lotti da due anni già sentire una stabilità del genere ti aiuta. Però non è solo quello, la moto ti permette molto. Ti devi prendere quello che la moto ti permette, devi dare tutto quello che la moto vuole, se non di più” – Franco Morbidelli
Purtroppo l’avventura in Yamaha non andata nei migliori dei modi, complice l’infortunio al ginocchio e Franco Morbidelli spiega che cosa gli ha impedito di dare il massimo al team giapponese:
“Quello che non mi ha fatto rendere al 200% sulla Yamaha sono state le molte incognite che ho avuto da quando sono passato dal Team Petronas al team ufficiale: a partire dell’infortunio al ginocchio, a partire dal recupero da quell’infortunio lì. E poi, capotecnico diverso, squadra diversa, moto diversa. La moto era molto diversa rispetto all’altra e infatti io ho pagato queste incognite. Soprattutto il primo anno, rispetto al mio compagno di squadra, rispetto a Quartararo che, l’anno in cui ho fatto tutta quella fatica, che non riuscivo a capire come guidare la moto nuova,, lui la conosceva già da due anni. Quindi quel processo di adattamento l’aveva già fatto e aveva avuto anche molte meno incognite. L’anno in cui io sono arrivato che non son andato praticamente niente, lui ha fatto secondo al mondiale. E quindi quella è stata già una prima botta“ – Franco Morbidelli
Non è stato facile per Morbidelli superare tutte queste incognite. Nonostante tutto, il pilota italiano crede di essere arrivato vicino a dare il 100% nella stagione passata, giocandosela fino a metà stagione con Fabio Quartararo.
Franco Morbidelli nel podcast di Andrea Migno racconta l’amicizia con Schwantz e la figura di Ayrton Senna
Nella vita di Franco Morbidelli ci sono due figure che spiccano: Kevin Schwantz e Ayrton Senna. In occasione del GP delle Americhe, Kevin Shwantz ha organizzato una specie di apericena nel suo Ranch 34, invitando un po’ di amici del paddock. Tra gli invitati c’era anche Franco Morbidelli che ha un rapporto di amicizia con il #34 molto forte. L’ammirazione per questo pilota parte da quando “Morbido” era molto piccolo. Il padre registrava le gare del pilota americano su videocassetta. In particolare c’è una gara corsa in Brasile che il pilota italiano ricorda di aver guardato moltissime volte proprio per lo stile di guida unico e diverso da tutti gli altri del pilota americano. Nella voce di Morbidelli è possibile sentire quanta ammirazione c’è per Schwantz. Il pilota americano viene messo secondo solo a Valentino Rossi. Queste le parole del pilota italiano:
“Lui, ha qualcosa veramente di particolare che mi sorprende ogni volta e mi piace, mi dà proprio tanto gusto vederlo. […] Il fascino che ha Schwantz secondo me lo supera solo Vale nel motociclismo. Kevin Schwantz è l’altro motociclista secondo me. Vale per tutto quello che ha fatto e per il modo in cui lo ha fatto, è diventato lui no? È lui il motociclista e il motociclismo. Se tu guardi un po’ dopo Vale e guardi bene, secondo me c’è subito dopo Kevin Schwantz” – Franco Morbidelli
La secondo figura importantissima nella vita di Franco Morbidelli è il brasiliano Ayrton Senna. In questa ammirazione, forse, sono complici anche le sue origini brasiliane da parte di mamma. Fa sorridere (forse amaramente) come questo episodio del podcast sia stato pubblicato su YouTube il 1° maggio, giorno del 30° anniversario della morte di Ayrton Senna. Ecco come ne parla Morbidelli:
“E che dire di Ayrton Senna, un’altra leggenda del motorsport e dello sport in generale con un fascino tutto suo, brasiliano, quindi come non essere amanti di Ayrton. E io non l’ho vissuto, ma ho visto e sono stato cresciuto diciamo con tutte le sue cassette, con tutte le storie che mi hanno raccontato i miei di lui e tutte le cose, le storie che vedi di Ayrton Senna e il modo in cui è riuscito ad essere pilota lui, è un modo superlativo, a parte tutto il resto, che anche è stato superlativo” – Franco Morbidelli
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Giulia De Baldo