Gardening F1
Ha iniziato a discutersi la possibilità di eliminare o ridurre il periodo di Gardening in F1, data anche l'eventualità che adesso esistano delle contromisure.

Un problema che ha particolarmente toccato la corrente stagione di F1 riguarda il periodo di Gardening. Diventato recentemente argomento di sollecitata discussione, visto il massiccio movimento di personale tra i dieci team presenti in pista.

F1 e Gardening: lo scopo

Ad impedire che, specialmente nel mercato tecnici, segreti industriali di una Scuderia (piuttosto che le procedure di lavoro o la proprietà intellettuale di certe soluzioni) possano essere facilmente spifferate è stato introdotto il Gardening leave. Termine utilizzato per descrivere quel periodo di tempo, solitamente tra i sei ed i dodici mesi, che ingegneri e altre figure del mondo della F1 devono osservare quando cambiano squadra. 

Gardening F1
Photo Credit: Red Bull Content Pool

Il periodo di Gardening si è poi col passare degli anni sempre più allungato, toccando nei giorni più recenti addirittura i dodici mesi, per prevenire e tutelare grandi perdite di personale. Ma l’ultimo periodo ha anche visto ben otto su dieci scuderie cambiare team principal. Che come consueto andranno poi a rivoluzionare le squadre tecniche attingendo da figure provenienti da differenti team.

Un problema comune a molti

Si potrebbe dunque immaginare che il problema siano le numerose dimissioni ed i cambi di personale che hanno caratterizzato la stagione precedente di F1 e quella corrente. Ma come evidenziato dallo stesso team principal Frederic Vasseur, poi riportato da Motorsport.com, il problema alla radice è un altro.

Gardening F1
Photo Credit: Scuderia Ferrari Hp X

La vera difficoltà sta nel dare forma alla propria squadra.  “Quando realizzi di avere una carenza da colmare con assunzioni, sai che un nuovo dipendente dovrà aspettare dodici mesi prima di unirsi alla squadra. Trascorso questo periodo potrà iniziare a venire in sede, e il suo contributo sarà effettivamente visibile solo sul progetto dell’anno seguente. Quindi, dal momento in cui hai la necessità di una persona a quello in cui vedi i risultati legati al suo operato passano dai due ai tre anni. Un problema che al giorno d’oggi interessa molteplici dei team in pista.

Le conseguenze di una nuova era

La riflessione sorge dunque spontanea: ha ancora senso avere periodi di stop così lunghi? Nello specifico in questo contesto. Dove, dopo il lockdown, si sono creati nuovi metodi per lavorare in smart-working e dunque senza la propria presenza fisica in sede. C’è chi sostiene che periodi così lunghi minino la possibilità di sviluppo da parte delle squadre. E chi per contro afferma che nonostante il massiccio movimento di personale tra i dieci team presenti in F1 sia più saggio perfezionare e migliorare l’esistente regolamento. Opportunamente stabilendo tempistiche specifiche in base al ruolo che la figura occupa all’interno del team. 

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Elisabeth Dosio

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