Emiliano Malagoli Diversamente Disabili
Emiliano Malagoli, fondatore di Diversamente Disabili insieme a Chiara Valentini, ci racconta che cosa significa tornare a sognare.

Al Mugello, nel weekend tra il 30 agosto e il 1 settembre 2024, sono scesi in pista i protagonisti dell’European Handy Bridgestone Cup e della OCTO Cup, i Campionati Europeo e Italiano di motociclismo paralimpico organizzati dall’associazione Di. Di. Diversamente Disabili. Durante questo appuntamento, abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola in esclusiva per Rossomotori.it con Emiliano Malagoli, fondatore, insieme a Chiara Valentini, di Diversamente Disabili Onlus.

Emiliano Malagoli: “Diversamente Disabili è un’iniziativa sportiva, civica e sociale”

Diversamente Disabili è la prima associazione in Italia che punta ad avvicinare o riavvicinare persone con disabilità al mondo delle motociclette. Questo avviene tramite diverse attività, adatte a chiunque. L’associazione offre corsi di guida sicura in pista, corsi per il conseguimento della patente AS, incontri di educazione stradale nelle scuole e la partecipazione a Campionati nazionali o internazionali di motociclismo paralimpico. Ma chi, meglio del fondatore di questa incredibile realtà, Emiliano Malagoli, può raccontarci tutto il lavoro e la passione che sono alla base del progetto?

“L’idea per la nascita di questa associazione è arrivata con il mio ritorno alla competizione con i normodotati dopo il mio incidente [ha subito l’amputazione della gamba destra]. A quel tempo non c’era niente di riservato a persone con disabilità. Io avrei potuto continuare a competere con i normodotati però è bello lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Ho pensato: “Vuoi che non ci siano altri ragazzi disabili interessati a correre in moto?”. Per portarli a fare questo percorso però, era importante dargliene la possibilità. Prima non c’era nessuno a farlo.”

Emiliano Malagoli Diversamente Disabili
Photo Credit: DiversamenteDisabili.it – PH: Etienne Maurin

“Perciò abbiamo deciso di acquistare delle moto, adattarle alle varie disabilità, andare alle fiere e farle provare in piccoli percorsi recintati. Abbiamo visto che questo suscitava molto interesse e ci siamo spostati a fare questi corsi nei paddock e nei circuiti. L’interesse è stato sempre maggiore. All’inizio abbiamo dovuto superare qualche pregiudizio, perché si pensa che il disabile debba essere trattato diversamente rispetto ad un normodotato. Invece bisogna metterlo in condizione di poter usare al meglio le parti rimanenti del suo corpo, in questo modo anche i disabili riescono a fare le cose, basta guardare le Paralimpiadi. La nostra è un’iniziativa sportiva, civica e sociale. Dodici anni fa non avrei mai pensato di raggiungere gli obiettivi che abbiamo raggiunto. L’impegno che abbiamo messo io e Chiara è stato fondamentale, insieme alla collaborazione di tutti i nostri partner e sponsor”.

L’obiettivo è quello di “Trasformare una disabilità in una nuova possibilità”

Diversamente Disabili Onlus vuole essere un luogo sicuro che permetta a persone con disabilità di ricominciare a sognare ritrovando una vecchia passione o scoprendone una nuova. Salire in moto permette e tutti questi ragazzi di lasciarsi alle spalle le proprie difficoltà, anche solo per qualche minuto. Emiliano Malagoli ci tiene ad evidenziare come le attività proposte da Diversamente Disabili aiutino questi ragazzi e ragazze anche in altri ambiti della vita. Aiutarli a riconquistare l’autostima e la fiducia in sè stessi è infatti un elemento fondamentale della filosofia Di. Di.:

“Per loro ritornare in sella alla moto è come tornare in sella alla vita. È come aver riposto un sogno in un cassetto ed avere la possibilità di riaprire quel cassetto e riiniziare a sognare. È una cosa bellissima. Questa nuova consapevolezza di riuscire a fare qualcosa che non pensavano possibile porta anche ad un grande innalzamento dell’autostima, che si portano nelle cose di tutti i giorni. Cerchiamo di trasformare una disabilità in una nuova possibilità”.

Per quanto riguarda la parte Racing del progetto Di. Di., non è scontato riuscire a far gareggiare insieme piloti con disabilità diverse. Per questo abbiamo chiesto ad Emiliano come sia organizzato il campionato e come vengano stilate le classifiche. Sebbene i piloti entrino in pista tutti nello stesso momento, questo non significa che tutti gareggino per lo stesso risultato:

“Abbiamo diverse categorie ma non coefficienti. Li abbiamo provati ma non sono veritieri e mettono in crisi i piloti. Ora abbiamo due categorie, 600cc e 1000cc. All’interno di queste due categorie siamo poi divisi in piccole disabilità e grandi disabilità, a livello di Campionato Europeo. Nel Campionato Italiano invece siamo tutti uguali. Il livello europeo è molto più alto, mentre la realtà italiana è un “entry level”, dove diamo la possibilità a tutti di iniziare a correre e fare esperienza”.

Diversamente Disabili
Photo Credit: DiversamenteDisabili.it

“Il sogno sarebbe portare questo movimento oltreoceano e organizzare una gara negli Stati Uniti. Lì ci sono altri ragazzi disabili e altre associazioni, ma ci vogliono molti soldi. Sognare però non costa nulla e noi ci impegneremo per cercare di esportare il nostro progetto negli Stati Uniti. A quel punto riuscirei a dare un significato diverso a ciò che mi è accaduto. Già ora glielo do, perché ho creato tutto questo”.

Oltre a portare i ragazzi in pista, come già detto, Di.Di. si impegna anche nella sfera stradale, aiutando persone con disabilità ad ottenere la patente AS. Questa iniziativa è la prima del suo genere in Italia e sta riscuotendo molto successo:

“Nessuna scuola guida in Italia, tutt’oggi, ha delle moto modificate per permettere ad un disabile di fare le guide. Un disabile, infatti, dovrebbe comprarsi una moto, adattarla ed infine fare le guide. Per questo ho deciso di fare delle moto omologate e dei corsi, collaborando con varie scuole guida in Toscana e con la Motorizzazione di Pisa. In questi anni abbiamo aiutato a rilasciare più di 100 patenti speciali”.

Emiliano Malagoli Diversamente Disabili
Photo Credit: DiversamenteDisabili.it

Una vita dedicata alle corse e il coraggio di spingersi oltre la paura

Dopo 19 anni consecutivi di gare in pista, 12 dei quali posteriori al suo incidente stradale, Emiliano Malagoli ha deciso di ritirarsi dall’attività di pilota a tempo pieno. Questo annuncio è arrivato proprio durante il weekend del Mugello, coincidente con la fine dei Campionati di motociclismo paralimpico sia Europeo che Italiano. Le soddisfazioni in questi anni non sono di certo mancate. Ora però, Emiliano sente che sia più importante dedicarsi all’organizzazione, al “dietro le quinte”. Seguire l’associazione e tutti i ragazzi che ne fanno parte sta diventando un compito impegnativo, segno che questa realtà sta crescendo sempre di più:

“Arriva un momento in cui, non dico appendere il casco al chiodo, ma devi decidere di diminuire l’attività. Specialmente nella mia veste, essendo anche organizzatore, finite le prove o le gare devo scendere dalla moto e pensare ai ragazzi ed a mille altre cose. È diventato impegnativo. Oltretutto, sono una persona molto competitiva e pretendo il massimo da me. Quando faccio la gara vorrei dare il massimo con meno distrazioni possibili. In questi anni mi sono tolto tante soddisfazioni, ho vinto campionati italiani e campionati europei. Alla soglia dei 50 anni è arrivato il momento di pensare solo ad organizzare. Seguirò i ragazzi, farò dei corsi, cercherò di farli migliorare. Magari ogni tanto, per qualche gara che veramente mi interessa o mi va di fare mi rimetterò il casco, senza però avere un impegno continuativo”.

A tutti i ragazzi e le ragazze con disabilità che vorrebbero provare delle esperienze come quelle offerte da Di.Di. ma che hanno paura, oppure hanno perso la fiducia nelle proprie capacità, Emiliano Malagoli vorrebbe dire queste parole:

Dall’altra parte della paura ci sono le nostre potenzialità, ma per scoprirle bisogna avere il coraggio di superare questa paura. La paura è un’emozione e siamo noi a poterla gestire, capendo dove spostare il limite”.

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Beatrice Vanzella

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