Durante il GP degli Stati Uniti, il paddock è stato scosso dal cosiddetto T-tray gate, che ha visto protagonista il team Red Bull. Questo caso ha riacceso le polemiche emerse in occasione del GP dell’Azerbaijan, quando la McLaren era finita al centro delle discussioni per la sua ala mobile. Fabiano Vandone, ospite nell’ultima puntata di Paddock GP, ha analizzato con noi le differenze tra i due episodi.
T-tray e ala mobile: i due casi a confronto
l GP degli Stati Uniti ha acceso i riflettori sul T-tray della Red Bull. Il team di Milton Keynes aveva ammesso di essere consapevole dell’esistenza di un sistema sulla loro monoposto che consentirebbe una regolazione attiva del T-tray durante il regime di Parc Fermé, una pratica espressamente vietata dal regolamento.
Il caso ha riaperto le polemiche riguardanti la McLaren e l’uso dell’ala mobile emerse durante il GP d’Azerbaijan. Il team papaya aveva suscitato dubbi sulla legalità della sua ala posteriore, che appariva molto flessibile ad alte velocità, creando di fatto un effetto simile a un “mini DRS”. Dopo vari approfondimenti condotti dalla FIA, la McLaren ha dovuto rinunciare a quell’ala, pur risultando conforme ai regolamenti. Ora, lo stesso destino è toccato alla Red Bull durante il GP degli Stati Uniti. Ma quali sono le differenze tra i due casi?
Le parole di Vandone sui due casi
Fabiano Vandone, nostro ospite a Paddock GP, ha chiarito le differenze tra i due casi: “Il T-tray e l’ala flessibile sono soluzioni completamente diverse e avrebbero richiesto un approccio differente da parte della FIA. Partendo dalla McLaren a Baku, la deformazione controllata dell’ala non è esplicitamente vietata dal regolamento. Quando i commissari effettuano i controlli e constatano che i tre punti laterali e il punto centrale dell’ala sono conformi, la McLaren non infrange alcuna norma“.
“Quando una soluzione offre un vantaggio, si interviene d’ufficio per farla rimuovere. Anche se l’ala è conforme al regolamento, supera lo spirito delle norme, quindi deve essere tolta. Nel caso della Red Bull, invece, la situazione è completamente diversa. L’ammortizzatore che regola il T-tray è sempre esistito, ma in una forma passiva. La Red Bull ha sviluppato un ammortizzatore a controllo idraulico, regolabile dal pilota. Ci sono tre infrazioni: in primo luogo, il modello fornito non corrisponde a quello effettivamente montato sulla monoposto. In secondo luogo, il sistema presenta un movimento idraulico, vietato dal regolamento. Infine, il sistema non ha le due regolazioni richieste. Queste tre violazioni sono chiare. Se questo sistema fosse stato in uso per due anni, sarebbe necessario revocare i due mondiali alla Red Bull. Questo significa rispettare le regole.”
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Irene Barbaro