Stefano Comandini, leggenda del GT italiano, racconta della sua carriera a Rossomotori.it, tra passato, presente e futuro.

Stefano Comandini, ai microfoni di Rossomotori.it, ci ha raccontato le varie fasi della sua lunga carriera nel GT italiano e oltre. Tra ricordi, traguardi e riflessioni, il pilota BMW pensa anche al futuro, che sembrerebbe non lontano dalla pista.

Stefano Comandini: una leggenda del GT italiano

Stefano Comandini è un vero e proprio punto di riferimento nel GT italiano. Nato nel 1967 a Roma, Stefano comincia la sua avventura nei kart a 23 anni e, dopo 6 anni, entra nel vivo del mondo delle corse. Grazie al team romano Giovannozzi, inizia a correre con Renault, tramite la quale riesce a valicare i confini italiani ed a sbarcare in Europa, dove inizia a conquistare importanti risultati. Unitosi a Porsche con il Team Balduina a partire dal 2004, il pilota romano è in lotta per la Porsche GT3 Cup, ma per motivi tecnici sfuma la possibilità di vincere il titolo. Nonostante, la delusione, Comandini non demorde e conquista tanti importanti traguardi, partecipando più volte alla 24h di Spa Francorchamps.

Stefano Comandini GT Italiano
Photo Credit: Stefano Comandini Sito Ufficiale

Dopo ben 8 anni, per Stefano è arrivato il momento di cambiare e approda così nell’elite dell’automobilismo italiano, ovvero il Campionato Italiano Gran Turismo. Abituato a correre da solo, passare a condividere la propria auto con un’equipaggio non è facile all’inizio, ma ben presto si ambienta e riesce subito a lasciare il segno anche in questa categoria. Dopo un’esperienza con Ferrari, oggi il pilota romano guida la sua BMW M4 GT3 per il team Ceccato Racing ed è uno dei piloti con più esperienza nella categoria. Per molti, Stefano è un’aspirazione e un modello da seguire, data la sua carriera longeva e colma di successi e, proprio di questo, ci ha raccontato in esclusiva in una piacevolissima intervista:

Hai iniziato a 23 anni coi kart, in un età più “matura” rispetto agli standard degli ultimi anni. Data la tua esperienza, possiamo dire che non è mai troppo tardi per iniziare una carriera nel motorsport, magari in una categoria come il GT?

“Sì, soprattutto nel GT è possibile cominciare un po’ più tardi dato che la carriera può essere più lunga rispetto alle altre categorie, io ne sono un esempio dato che ho 57 anni. Quindi ti direi che è possibile!”

Dopo 6 anni nei kart, avviene l’incontro con il team romano Giovannozzi. Che ruolo ha avuto questa squadra per la tua carriera? E’ il team che ti ha aperto le porte del successo?

“Era un team di Roma un po’ raffazzonato, ma tutti i piloti romani che avevano poche risorse sono passati attraverso questo team. Si trattava di un’officina Renault, con pochi mezzi, ma caratterizzata da un’ambiente molto familiare e quindi anche il budget da portare era limitato. Di conseguenza, uno poteva approcciarsi al mondo delle corse anche con un team minore, che in ogni caso ti dava la possibilità di fare esperienza. Anche io ho iniziato così. Ho fatto esperienza, poi mano a mano ho trovato degli sponsor, prima con degli amici, che mi hanno permesso di andare in team più importanti”.

Stefano Comandini GT Italiano
Photo Credit: Stefano Comandini Sito Ufficiale

Tu sei uno dei piloti con più esperienza nella categoria e ogni anno ti confronti con giovani talenti affamati di vittoria. Come ti senti a misurarti con piloti sempre più giovani? Ti sprona a spingere e a valicare nuovi limiti?

“Sì è vero, certe volte corro con i figli dei piloti con cui ho corso anni fa. Mi stimola perché io sono competitivo, quindi anche ad una certa età continuo a gareggiare, Al momento ho ancora sete di vittoria e riesco a competere ad un certo livello, se poi un giorno non dovesse essere più così, ovviamente smetterei. I giovani, tra cui ci sono anche i miei compagni, che hanno tra i 17 e i 23 anni, ti spronano sempre. Loro sono in salita ed io in discesa, però finché le due curve combaciano o più o meno sono vicine, cerco di stare al passo, mi alleno e cerco di fare sempre meglio. Chiaro, i limiti della natura umana sono quelli, quindi non posso pensare di poter stare ad un certo livello per troppo tempo ancora, però finché ci sto lì vicino, ci provo!”.

La tua figura è leggenda nel GT italiano. Pensi che i giovani piloti che si avvicinano a questa categoria ti considerino un modello?

“Io sono molto timido, non sono uno che si loda parecchio, anzi… però sì mi fa piacere perché, in alcuni casi, anche i compagni che avuto mi hanno sempre guardato come se fossi un punto di riferimento. Probabilmente vedono in me la possibilità di avere una carriera lunga e quindi continuare, perseverare sempre e non mollare mai. Mi fa piacere, nel caso in cui me ne rendo conto, quando i ragazzi giovani vedono in me una persona così matura e tuttora un pilota così competitivo, quindi sì certo ne sono lusingato”.

Stefano Comandini GT Italiano
Photo Credit: Alessandro Martellotta

Hai gareggiato in tantissimi circuiti nella tua carriera, sia in Italia che in Europa. C’è una pista per te speciale o che leghi ad un momento importante della tua vita?

“Ce ne sono un paio. Vallelunga è la pista di casa, dove ho esordito, dove ho dei ricordi emozionati. Questo circuito rappresenta il momento in cui mi sono avvicinato all’automobilismo dopo i kart. Tuttavia, il mio rapporto con Vallelunga è un po’ complicato. Essendo un circuito molto difficile e tecnico, nonostante fosse vicino a casa e lo conoscessi bene, sono riuscito a vincere poche volte. Il circuito, invece, che preferisco in assoluto è Spa Francorchamps. Lo trovo davvero bellissimo, immerso nella natura, anche questo molto difficile e lungo. Qui ho avuto delle belle soddisfazioni, incominciando con i trofei Renault fino alle tre 24h ore di Spa, che penso rappresentino il culmine della mia carriera”.

Ti vedi in futuro a gestire un team tutto tuo? Il Comandini Racing Team? Cosa ne pensi?

“No, assolutamente no. Non ne avrei la capacità, ci sono mille cose da fare e bisogna anche essere portati per fare questo lavoro. In futuro, spero il più lontano possibile, mi piacerebbe saltare dall’altra parte del muretto e rimanere dentro l’ambiente come direttore sportivo o supervisore dei ragazzi del team, che magari possono apprendere dalla mia esperienza. Un team tutto mio sarebbe troppo complicato da gestire, bisogna dedicarci tanto tempo e io questo tempo non ce l’ho. Preferisco stare dentro un team e fare qualcosa di utile per la squadra”.

SEGUICI SU:

📱 Facebook, la nostra pagina ufficiale.
📸 Instagram, foto a sfondo motoristico e non solo!
🎙 Spotify, per ascoltare il meglio dei podcast in cuffia.
📹 YouTube, per gustarti tutti i nostri video.
👔 LinkedIn, rimani aggiornato sulle nostre offerte e contenuti.
🖥 Google News, per rimanere aggiornato sulle news direttamente dal tuo discovery.

Alessandra Mottadelli

About Post Author