Gunther Steiner ha dichiarato di dover ponderare meglio le proprie opinioni in merito alle performance di Mick Schumacher e Nikita Mazepin. Il team principal del team Haas di Formula 1 infatti dovrà necessariamente dare tutto il supporto possibile ai suoi due giovani piloti. La stagione della scuderia a stelle e strisce sarà molto difficile – dato il mancato sviluppo della VF-21 – e addossare le responsabilità addosso a Schumacher e a Mazepin potrebbe avere conseguenze ben più gravi. È ormai noto che il manager altoatesino sia molto diretto nelle sue esternazioni, così come traspare dalla serie Drive to Survive. Tuttavia le premesse per un comportamento del genere non sono delle migliori.
Le dichiarazioni di Gunther Steiner
Intervistato all’interno del podcast In The Fast Lane – prodotto dagli organizzatori del GP d’Australia dell’Australian Grand Prix Corporation – Gunther Steiner ha parlato non solo della modalità di porsi con gli attuali piloti Haas, ma ha anche rivelato degli aneddoti relativi a Kevin Magnussen. Il danese ha lasciato la scuderia di Gene Haas nella passata stagione assieme a Romain Grosjean, raggiungendo buoni risultati soprattutto nel 2018. Probabilmente un aiuto importante per quei piazzamenti è da attribuire a quanto successo nel 2017, in seguito ad un periodo di supporto dell’intero team per dare fiducia al figlio di Jan. Da ciò traspare un’immagine della squadra e, quindi, del boss Steiner piuttosto diversa da quella a cui siamo abituati. Un team principal dai modi a volte un po’ rudi, ma altresì capace di accompagnare i suoi piloti lungo un percorso di crescita. Schumacher e Mazepin sperano proprio in un trattamento del genere.
Ho bisogno di pensare e analizzare meglio per capire dove possiamo ottenere i progressi migliori. A volte è difficile, perché le parole sbagliate forse generano i risultati sbagliati. Quindi, per me, la sfida più grande è dar loro la convinzione e la fiducia in quello che fanno. Pensa di essere un ragazzo di 21/22 anni che entra in Formula 1: la pressione è su di te. Non è facile, in primis nella tua testa, affrontarla. Quindi si tratta del tentativo di riempire e di vedere i punti deboli che rendono tutto più difficile. Voglio dire, Kevin (Magnussen, ndr) il primo anno, quando è venuto da noi, era piuttosto insicuro e non credeva in se stesso anche se aveva già fatto due anni in F1. Abbiamo dovuto aiutarlo, ma si è ripreso molto velocemente quando ha visto che la squadra era al suo fianco e che lo stavamo sostenendo.
Giacomo Lago