SIC, il docufilm dedicato a Marco Simoncelli trasmesso martedì 28 e mercoledì 29 dicembre nelle sale cinematografiche, sbarca ora su Sky. Oggi, giovedì 20 gennaio 2022, ricorre il compleanno del pilota di Coriano e l’emittente ha deciso di trasmetterlo sul canale Sky Documentaries (canale 122 di Sky) alle ore 21:15. Un appuntamento assolutamente da non perdere, creato proprio nel ricordo di Marco a 10 anni dalla sua scomparsa. La pellicola è adatta sia al pubblico che stravedeva per Simoncelli sin dai suoi primi passi verso il Motomondiale, ma anche per coloro che lo hanno conosciuto strada facendo. Se volete regalarvi un’ora e mezza di tempo col SIC e con il godimento puro del sound di un motore due tempi, questo docufilm è la maniera migliore. Un prodotto davvero ben costruito in tutti i particolari, dove le scene si incastrano alla perfezione. Si ride, si piange…insomma ci si emoziona. Proprio come il SIC sapeva fare.
L’anno del titolo di Marco e non solo, raccontati in un intreccio di aneddoti ed episodi
La regista è la preparata ed appassionatissima Alice Filippi, sorella del pilota Luca Filippi, aiutata nella scrittura da Vanessa Picciarelli e Francesco Scarrone. Esso si ispira al libro “Il nostro SIC” di Rossella e Paolo Simoncelli, ed è stato prodotto da Sky Original con Freemantle Italy e Mowe. Uscito in occasione dei 10 anni dalla sua scomparsa dopo il fatale incidente al Sepang International Circuit (il cui acronimo è proprio SIC), la regista ha voluto riportare alla luce la stagione 2008, quella che ha consacrato Marco Simoncelli campione del mondo della 250cc. Attraverso le testimonianze di papà Paolo, Valentino Rossi, Mattia Pasini, Aligi Deganello, Aldo Drudi, Paolo Beltramo, Dott. Claudio Costa, Giampiero Sacchi, Carlo Pernat, degli amici più intimi e della fidanzata Kate; si vanno ad intrecciare aneddoti ed episodi che hanno portato poi a quell’unico titolo mondiale.
SIC è il sogno di un ragazzo che ha dovuto faticare e prendere tante porte in faccia prima di dimostrare quanto valesse. E forse proprio quelle batoste gli hanno permesso di tirar fuori quella tenacia che contraddistingueva il SIC. Prima del 2008, l’Aprilia lo aveva praticamente scaricato dopo dei risultati molto deludenti. Marco non aveva affinità con la squadra di Rossano Brazzi, che era stata quella che permise a Rossi di vincere il titolo in 250cc nel 1999. Così il declassamento da una moto ufficiale alla famosa LE, con cui Marco correrà la prima parte della stagione 2008 prima che i risultati portino l’Aprilia ad offrirgli una RSA per la seconda metà della stagione con cui poi vincerà il titolo.
La filosofia di Marco e del suo team: “Sbattiamocene I Co****ni”, o più semplicemente SIC
SIC è anche una filosofia di vita, ovvero quella dello “sbattiamocene i co****ni“. Non contava avere con sé i migliori, l’importante era creare un ambiente sereno che producesse forza ed energia. E proprio in questo Simoncelli ha trovato la sua via. Chi se ne importa se non abbiamo una RSA, noi dobbiamo andar forte con la LE. Era questo il motto. Cercare di fondere al massimo l’anima della moto con l’anima del pilota (citando il Dottor Costa nel film) e creare un connubio vincente e inscalfibile. Proprio quello che non aveva gli anni precedenti, quando si sentiva incapace e voleva abbandonare tutto. Le lacrime versate lo hanno modellato insieme ai consigli di chi gli voleva bene, fino a diventare la leggenda che è oggi.
Nel docufilm si intrecciano scene reali ed altre di finzione, creando una continuità piacevole. La controfigura del SIC è azzeccata, della quale non si intravede mai pienamente il volto quasi in segno di rispetto per il vero Marco. A scene di divertimento puro, si alternano momenti più cupi ed intimi. Purtroppo il finale lo conosciamo ormai da troppo tempo, ma già il solo ricordare Simoncelli fa nascere in appassionati e non una smorfia di sorriso sul viso. L’obiettivo di sottolineare la dedizione che il SIC ha messo in pista e fuori per diventare finalmente “World Champion”, la frase che scriveva quando era piccolo sui diari dei suoi compagni di scuola, trova conferma nelle immagini e soprattutto nelle testimonianze di chi lo viveva tutti i giorni. Perché per quanto la strada possa essere in salita, (“rubando” un’altra frase del Dottor Costa) il talento non guarda in faccia all’anatomia.
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