Dopo il GP d’Argentina possiamo essere ancora più certi di una cosa: in questa MotoGP c’è di tutto. Manca solo un ingrediente alla ricetta che Carmelo Ezpeleta e la Dorna hanno creato, ovvero le certezze. Questa mancanza divide le masse, entusiasmando alcuni e deludendo altri. Conclusi i test invernali e disputate tre gare, non abbiamo ancora la più pallida idea dei reali valori di questo campionato. Forse è vero che bisognerà attendere l’Europa per trovare un po’ di stabilità, ma anche questa agguerrita concorrenza non guasta affatto.
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Il GP d’Argentina mescola ancor di più le carte in tavola di questa MotoGP
In tre GP abbiamo visto cambiare i valori in pista turno dopo turno. Nonostante questa frenesia, il livello di competizione offerto dal monogomma, dall’elettronica unificata e dal connubio moto/pilota si è visto. Per ora la scena se la sono presa gli outsider, relegando i top rider a spettatori. I vari Quartararo, Bagnaia, Mir ecc. (che da molti non vengono considerati come tali nonostante detentori di titoli mondiali) non hanno per nulla brillato in queste prime uscite stagionali. A rimarcare questa incertezza ci hanno pensato Bastianini, Oliveira ed Aleix Espargaro. In tre gare, tre vincitori diversi su altrettante moto diverse. A questo si aggiunge un podio completamente diverso in ogni gara disputata: ciò significa che ben nove piloti sono già stati capaci di salire sul podio. Una volta ci si lamentava perché c’erano sempre gli stessi, adesso per il contrario.
Non si non può non menzionare una classifica cortissima con Aleix Espargaro che ne è il leader. Primo si, ma con appena 45 punti (una media di 15 punti a gara), che probabilmente si attesta come la somma più bassa mai registrata dopo tre gare. Manca un vero padrone (che non implica che il campionato sia di basso livello), il quale sicuramente spiccherà con il procedere del campionato. I top rider devono ancora affinare il feeling con le nuove moto e Marc Márquez, il capo branco indiscusso di questa epoca, non se la passa benissimo da due anni a questa parte. L’era dei fantastici quattro (bellissima, ma diversa) sembra lontana una vita. Mai come ora la MotoGP è imprevedibile, incerta, coinvolgente. E ricordate che a fine anno solo uno sarà campione, a cui non importerà di aver dominato o meno. In ogni caso sarà stato il più bravo di tutti.
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