La rivalità tra Niki Lauda e James Hunt rappresenta una delle pagine più emozionanti della Formula 1 avendo contribuito ad innalzare il livello agonistico e la risonanza mediatica della massima serie.
Lauda e Hunt complementari e opposti
Dell’austriaco Niki Lauda e l’inglese James Hunt sappiamo quanto fossero diametralmente opposti nell’approccio alle gare e alla vita stessa. Il primo, estremamente scrupoloso, abile collaudatore e guidatore dalla condotta pulita e regolare, disinteressato alla vita mondana. L’altro, animale da gara dall’innato talento, fin troppo spericolato sia dentro che fuori la pista. Per una serie di eventi, pianificati per il primo, fortuiti per il secondo, si ritrovarono a correre insieme in Formula 1 dal 1973 al 1979 toccando l’apice del loro dualismo sportivo nel ‘76.
I primi anni in Formula 1
Niki Lauda era il rampollo di una famiglia austriaca totalmente contraria al suo ingresso nel mondo delle corse. Dovette perciò lottare strenuamente per ottenere i prestiti necessari al raggiungimento del suo sogno. Potendo contare su cospicui mezzi economici, riuscì ad approdare nella massima categoria distinguendosi per l’eccellente capacità di messa a punto e sviluppo delle vetture.
Affrontava anche le competizioni con la stessa fredda propensione al calcolo e alla minimizzazione di qualsivoglia rischio. Approdato nella Scuderia Ferrari su consiglio di Clay Regazzoni, conquistò il primo titolo mondiale dominando la stagione ’75 e riportando il trofeo a Maranello dopo un digiuno decennale.
Hunt e Lauda come il diavolo e l’acquasanta
Nello stesso anno, Hunt ottenne la prima vittoria in carriera, ancora lontano dal poter insidiare il computer austriaco nella corsa al titolo iridato. Nato a Londra da famiglia borghese, rifuggì il futuro da medico dopo aver assistito ad una gara nella vicina Silverstone. Iniziò dalla gavetta nelle serie minori ma l’irruenza della guida ed i numerosi incidenti ne offuscarono il talento tanto da valergli il soprannome di “The Shunt”.
Appiedato dalla March nel ’72 a favore di Jochen Mass, ottenne un primo colpo di fortuna quando l’eccentrico Lord Hesketh decise di approdare con un team proprio in F1 scegliendolo come pilota di punta. Hunt rosicchierà podi nel ’73 e ’74 fino ad ottenere nel 1975 la prima vittoria e un quarto posto finale in campionato entrando di diritto nella cerchia dei migliori.
Il punto topico della rivalità
Niki Lauda giunse al campionato seguente forte del titolo appena conquistato ed al volante di una vettura super performante quale era la Ferrari 312 T. Quando Lord Hesketh lasciò il circus per mancanza di fondi, Hunt fu nuovamente graziato dalla fortuna poiché Fittipaldi abbandonò la McLaren per la Copersucar del fratello Wilson liberando il sedile dell’altra auto più forte in griglia.
L’inizio stagione fu totalmente appannaggio dell’austriaco. Dopo i primi nove GP, Lauda aveva conquistato cinque vittorie e tre podi. Benché l’inglese mostrasse grandi doti in qualifica, in gara non riuscì a capitalizzare per rotture o per troppo foga ad eccezione dei GP di Spagna e Francia. Si giunse alla tappa del Nurburgring con più di venti punti di differenza. All’epoca sull’inferno verde moriva in media un pilota ogni tre gare disputate.
L’incidente che segnò la svolta
Il primo agosto di quell’anno si sfiorò l’ennesima tragedia quando Lauda impattò rimanendo intrappolato nell’abitacolo in fiamme. L’austriaco venne estratto da alcuni colleghi e trasportato in ospedale. Hunt conquistò la vittoria mentre Lauda lottava tra la vita e la morte per le gravi ferite riportate ed iniziò un’epica rimonta in campionato in mancanza del diretto rivale. Lauda, dal canto suo, ai aggrappò alla vita con tutte le sue forze. Motivato dalla cavalcata dell’inglese e dalla paura di essere rimpiazzato in Ferrari, compì il grande gesto che lo avrebbe consacrato per sempre nella storia e nel cuore degli appassionati.
“C’è stata una sorta di pseudo-intensità intorno alla stagione del 1976, che è rimasta a far parte del carattere della Formula 1. Non è sempre presente, ma la si può creare rendendo le cose più importanti di quello che realmente sono. È questo il business dello spettacolo.” – Jochen Mass
A quaranta giorni dall’estrema unzione e a poche gare dalla fine dal campionato, tornò in pista con le ferite non ancora rimarginate dando a tutti, quel giorno e negli anni che seguirono, una delle più grandi lezioni di forza che lo sport ricordi. Il campionato di quell’anno si decise all’ultima tappa in Giappone, sotto una pioggia battente alle pendici del monte Fuji. Fu un ambiguo ritiro di Lauda, per le condizioni proibitive si dirà, a consegnare il primo e unico titolo iridato all’amico e rivale.
Cosa successe ai due dopo il 1976?
Il campionato del 1976 fu il punto più alto della rivalità tra Niki Lauda e James Hunt nonché della carriera stessa dell’inglese. Dall’anno seguente in poi, si assistette infatti ad un declino lento e inesorabile del pilota londinese culminato nel ritiro del 1979. Per Enzo Ferrari avvenne poiché distratto e logorato dalla fama, dagli agi e dagli impegni sempre più pressanti. Diversamente, il consistente austriaco rimase ai vertici delle competizioni bissando il titolo mondiale l’anno seguente in Ferrari e nell’84 in McLaren.
Le vite dei due continuarono a viaggiare opposte anche dopo il ritiro dalle corse. James Hunt venne ingaggiato dalla BBC come commentatore sportivo con risultati discutibili e scomparve per infarto a soli quarantasei anni dopo una vita dissoluta dedita ai vizi. Lauda diverrà imprenditore e proprietario di varie compagnie di bandiera pur rimanendo fortemente legato al mondo della F1 come presidente e azionista della titolatissima Mercedes AMG fino alla morte avvenuta nel 2019.
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