Vicky Piria è la prima ospite di Formula Rosa, rubrica dedicata al motorsport al femminile di Rossomotori.it. Nell’intervista esclusiva Vicky ha raccontato tutta la sua vita, dentro e fuori dalla pista, come pilota e come opinionista di Mediaset.
Vicky Piria si racconta tra vita e carriera
Vittoria Piria, detta “Vicky” è nata nel 1993 a Milano da mamma inglese e papà italiano; è la prima di tre fratelli. Si è sempre definita un “maschiaccio“, ma la sua passione per il motorsport è scattata un po’ per caso, quando accompagnò il padre e il fratello ad una pista di go-kart. Dal piccolo veicolo è passata alle monoposto a soli 15 anni.
Il suo amore per il motorsport l’ha portata a correre nell’Electric GT e nella W Series nel 2019, il campionato FIA di monoposto tutto al femminile. È stata l’unica italiana tra le 20 selezionate. Nel 2022 ha preso parte al Campionato Italiano GT. Dal 2021 è entrata a far parte della famiglia Mediaset come opinionista dei campionati di Formula E ed Extreme E.
Com’è nato il tuo amore per le corse? È stato facile farlo accettare alla tua famiglia?
“È stato tutto casuale. Mio padre accompagnò mio fratello a provare un kart, indispettita chiesi di farlo anche io. Salii e me ne innamorai subito. Mi sono sempre sentita un maschiaccio, facevo già equitazione, non pensavo di potermi innamorare del motorsport onestamente. Ho iniziato con le gare di go-kart, poi a 15 anni ho provato la mia prima monoposto. Lì è iniziata la mia carriera. Sono passata alla W Series e poi alle vetture GT”.
“La mia famiglia mi ha sempre sostenuta, fin dall’inizio. Mi sento molto fortunata per questo perché molte ragazze non hanno il mio stesso privilegio. I momenti in autodromo passati con loro sono stati i migliori, che mi hanno aiutata ad uscire da quelli peggiori, come l’incidente a Monza alla prima gara in GT”.
Donne nel motorsport: la testimonianza di Vicky Piria
Hai riscontrato trattamenti diversi nei tuoi confronti in quanto donna?
“Si, è successo, ma non sempre sono stati negativi. Basta considerare la copertura mediatica che ho in quanto donna. Questo però non basta, mi sono fatta in quattro per arrivare dove sono. Non avrei mai gareggiato in W-Series se non fossi una ragazza, anzi non esisterebbe proprio quel campionato. Tante volte ho pensato: «Se fossi stato un uomo tutto sarebbe stato più facile». Le cose sarebbero sicuramente andate diversamente”.
Sophia Floersch in esclusiva ci dichiarò che decise di lasciare la W-Series perché pensava non fosse giusto dividere uomini e donne in categorie. Secondo te ha ragione? La FIA e la F1 stanno facendo abbastanza?
“Sophia ha decisamente ragione. Non bisogna dividere ma supportare. La W Series mi ha dato la possibilità di rilanciarmi in questo sport. La FIA avrebbe potuto fare molto meglio, tante cose non mi sono piaciute ma non posso giudicarla negativamente. Jamie Chadwick ha vinto il mondiale tre volte ma non è riuscita ad entrare in F3 per iniziare la scalata fino alla Formula 1. La F1 Academy deve riuscire in questo. Aiutare le ragazze a correre con un budget ridotto va bene. Quello che conta, però, è riuscire a creare un percorso che le porti fino in F1″.
LEGGI: “Formula Rosa: il motorsport tutto al femminile di Rossomotori.it”
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Mara Giangregorio