A due settimane dal GP del Qatar, che ha visto Max Verstappen vincere di sabato il suo terzo titolo, il carrozzone della Formula 1 vola in America per il GP degli Stati Uniti, quintultima prova del mondiale 2023. Ad Austin, Texas, va in scena il primo di quattro Gran Premi nel nuovo mondo. Potevamo forse restare lì a guardare? In effetti sì, potevamo, come dimostrano i precedenti. Ma abbiamo preferito ricominciare a dare i numeri. Ecco le nostre pagelle del GP degli Stati Uniti.
0. Chi scrive questa rubrica
Chi ci segue se ne sarà forse accorto: le pagelle del Giappone e del Qatar si sono perse nell’etere. Colpa di chi scrive, senza attenuanti. Le insufficienze si incartano in un bel pacchetto, si portano a casa e se ne fa tesoro per le occasioni successive. Vabbe’, tanto non è successo niente di memorabile, no? Ah sì? Vabbe’, non era niente di imprevedibile.
1. Il colpo di scena notturno
L’usura della tavola di legno fissata al fondo delle auto è una faccenda importante. Ad ogni modo, il regolamento è quello: i team sono liberi di scegliere se rispettarlo o non partecipare al campionato, come da consuetudine del vecchio West. Ad Austin il fondo macchina si usura più che altrove? Certo: l’asfalto è pieno di buche e gobbette, perché è steso su un terreno che ha la consistenza del groviera. Ma la pista è uguale per tutti. E allora dov’è il problema? Ci mettiamo nei panni del pubblico europeo, che è andato a dormire con una classifica e si è svegliato con un’altra. Di lunedì, oltretutto. È un anticlimax. Dannato fuso orario!
2. Chi ha concepito la strategia di Leclerc
Chi ha pensato che una Rossa potesse correre sulle stesse gomme per più di trenta giri? Ferrari, vogliamo nomi e cognomi. Se non fosse stato per l’usura del fondo macchina (vedi sopra), Charles avrebbe potuto raggiungere un comodo quarto posto, un’ennesima medaglia di legno che avrebbe potuto aggiungere alla collezione. Ricordiamo tutti insieme: non aggiungere anni alla vita, ma aggiungere vita agli anni.
3. Il weekend della Aston Martin
Scurissimo, il verde della scuderia inglese. Quasi nero. Anzi, buio pesto. Una sfilza di problemi tecnici e grane varie. Venerdì per la prima volta entrambe le Aston Martin si fermano alla prima manche di qualifica, sabato si ritira Stroll, domenica Alonso. Domenica, nel giro di ricognizione, un capolavoro: Lance si accoda al gruppo e si posiziona in griglia anziché rientrare in pit lane. Un professionista non fa questi errori? Non è detto: è fallibile Verstappen, figuriamoci Stroll. Ma quando un professionista fa questi errori, è un sintomo di qualcosa di serio.
4. Helmut Marko, o chi per lui
In natura, il tasso del miele non ha nemici (forse lo temono troppo per dichiararsi). Anche in Formula 1, a Daniel Ricciardo vogliamo tutti bene. Soprattutto dopo l’infortunio che gli ha guastato il ritorno in grande stile. Ma il nostro ingrato compito è interpretare i dati, e secondo i dati l’AlphaTauri andava più forte con Lawson. Helmut Marko, o chi per lui, ha deciso in base agli stessi dati che i piloti titolari per l’anno prossimo saranno lui e Tsunoda. Magari la storia gli darà ragione, ma per ora siamo perplessi.
5. Oscar Piastri
Ammettiamolo, proviamo un certo gusto perverso nel dare un’insufficienza a un pilota la cui carriera in Formula 1 è partita tanto a razzo. D’altra parte, dopo i fasti arabi, ci potevamo aspettare una leggera flessione. Fatto sta che Oscar è andato costantemente più piano di Lando Norris per tutto il weekend. La storia ci darà torto: aspettiamo fiduciosi il rimbalzo in alto. In realtà non vediamo l’ora. Siamo fatti così, noi che diamo i numeri.
6. Lance Stroll
Nel weekend nero pece dell’Aston Martin, si intravede un lumicino dove meno te lo aspetti. In una domenica partita malissimo (vedi sopra), in una seconda metà di stagione ricca di delusioni e di sciocchezze evitabili, Lance si riscatta, metabolizza l’errore e si rimette a correre, finalmente, concentrato. Mai appariscente, costantemente efficace. Nono al traguardo, settimo dopo le squalifiche di Leclerc e Hamilton, sei punti portati a casa. Si applicasse sempre così.
7. Logan Sargeant
Primo punto in carriera nel Gran Premio di casa. D’accordo, casa è in Florida, ci sarebbe un GP a Miami, ma non ci mettiamo a sindacare: un punto è un punto. Pazienza se arriva solo dopo le squalifiche di quei due là davanti. Anzi, tanto meglio: dopo tante legnate, il primo zuccherino è più dolce che mai. Sargeant non è Senna? Non importa. Neanche lo stesso Senna, da vivo, era come il Senna dei nostri ricordi. Logan Sargeant è un pilota di Formula 1 con un punto in classifica mondiale. Io vorrei essere al suo posto.
8. Yuki Tsunoda
La promozione da decimo a ottavo gli guasta un po’ lo storytelling, ma raccontiamola com’è successa in diretta. Yuki Tsunoda, discusso pilota della scuderia ultima in classifica Costruttori, è decimo, l’ultima posizione utile per prendersi almeno un punticino. Stroll, nono, è lontanissimo, sorpassarlo è impossibile. L’unico modo di prendersi un altro punto è battere il tempo sul giro. È l’ultimo giro: l’ultimo tentativo a disposizione. Ma se non ci provi, non ci puoi riuscire.
9. Max Verstappen
In Texas è sabato mattina. Cinque corse prima delle vacanze, sette contando le due Sprint, una oggi pomeriggio, l’altra fra due settimane in Brasile. Sei già campione del mondo piloti. La tua scuderia è già campione del mondo costruttori. Tu, da solo, sei in testa alla classifica Costruttori. Le qualifiche per domenica non sono andate troppo bene: avevi fatto il giro più veloce, ma te l’hanno annullato per un fuoripista di qualche centimetro, partirai sesto. Quanta fame hai?
10. Lewis Hamilton
L’abbiamo già detto e ci ripetiamo: i nostri eroi preferiti sono quelli che prendono le batoste. Lewis avrebbe pure potuto tagliare il traguardo per primo. Gli sarebbe solo servito a cadere da ancora più in alto. Non è successo per una strategia discutibile, e stavolta non c’era nemmeno l’alibi di Toto Wolff convalescente. La squalifica per l’usura del fondo macchina è un sorso di veleno in coda al weekend. Se dietro tutto questo ci fosse uno sceneggiatore, nelle prossime settimane ne vedremmo delle belle. Lewis, a te la parola.
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