Ricordiamo Niki Lauda, tra passato e presente (recente), grazie al commento ed ai ricordi di Carlo Cavicchi. Dalla rivalità con l’amico e collega James Hunt, ai ricordi di un GP di Imola del ’79 non valido per il campionato mondiale di F1, fino ad arrivare al Lauda più recente, maestro di vita di Lewis Hamilton.
C’era una volta Niki Lauda
Se si ricorda la Formula 1 degli anni ’70, che molti indicano come l’età d’oro della massima espressione dell’automobilismo, la mente di ogni appassionato non può non ricordare l’iconico Niki Lauda. Austriaco di origine dotato di una forte tempra e dalla mente calcolatrice, Lauda era un personaggio che amavi oppure odiavi, non c’era una via di mezzo o una zona grigia. Con lui era tutto bianco o nero.
Questo non è uno scritto che ripercorre le gesta e la vita di Niki, oppure la sua rivalità con James Hunt, bensì sarà uno scritto ancora più speciale poiché mi sono avvalso, umilmente e con immensa gratitudine, di un grande giornalista, Carlo Cavicchi, che ha dedicato il suo tempo a rendere grande il giornalismo sportivo italiano, arricchendone la storia con i suoi ottimi scritti e contenuti.
Avendo molto a cuore Niki Lauda come uomo e pilota, mi sentivo in dovere di chiedere ad un luminare come il dott. Cavicchi un racconto personale dedicato alla memoria di un grande pilota della storia della Formula 1, e così è stato per mia immensa fortuna, ma anche vostra che vi apprestate a leggere questo articolo.
Il 20 maggio 2019 è ricordata come la data della sua morte. Ma facciamo un respiro profondo, facciamo un passo indietro ricordiamo cosa e chi è stato Niki Lauda. Buona lettura!
Niki Lauda attraverso i pensieri e i ricordi di Carlo Cavicchi
Qual è il tuo primo e ultimo ricordo che ti riporta a Niki Lauda?
“Il primo ricordo che ho di Niki è di questo pilota che si presenta con una logica estrema in Formula 1 e che è molto più maturo degli anni che ha, veloce e sempre capace di essere padrone della situazione già dai tempi della BRM. Uno degli ultimi ricordi che ho di lui riguarda la sua grande impresa nel cambiare il modo di correre di Lewis Hamilton. Hamilton è diventato l’Hamilton dei sette mondiali dopo aver imparato da Niki Lauda a non essere solo il pilota più veloce in pista. Lewis è andato in confusione totale quando Button è giunto in McLaren con lui in squadra ed era arrivato avanti a lui in campionato ed Hamilton questa cosa non se l’aspettava, tanto è vero che è finito da uno psicanalista. Poi, Lauda lo ha preso sotto le sue cure e lo ha trasformato, così come negli anni ’80 trasformò il modo di guidare di Prost; anch’egli era un pilota velocissimo che, però, gli appassionati vedevano faticosamente come un campione del mondo. L’anno in cui corse con Lauda gli insegnò talmente tanto che divenne un altro pilota. Lauda ha trasferito queste cose importanti in Hamilton e Prost”.
Hunt e Regazzoni. Uno era un grande rivale, l’altro un grande “amico” o meglio dire collega, ma anche il rapporto con James era molto buono. Pensi che sia stato fin troppo romanzato nel film Rush? Cosa non ci ha detto quel film del vero rapporto tra i due?
“Lauda era molto amico di Hunt. Mi verrebbe da dire che lo fosse più con Hunt che con Regazzoni. Clay lo divertiva perché era un tipo simpatico, ma lo considerava meno forte di lui e si sentiva di giocarsela bene. Con Hunt erano molto amici e l’inglese aveva anche un bel rapporto con Marlene, la moglie di Niki. Io credo che si sia fantasticato molto sul fatto che fossero rivali acerrimi, ma in realtà erano ottimi amici. Poi, non dimentichiamoci mai che nella stagione del ’76, quando entrambi si giocano il titolo, erano capitate cose incredibili a loro due perché Lauda aveva “rubato” la donna di un grande attore del cinema, appunto Marlene, e contemporaneamente Richard Burton, ex marito di Liz Taylor, aveva una relazione con la moglie di Hunt. Queste situazioni particolari li hanno legati molto nei box. Rush è un film fatto bene, ma è stato fatto per il cinema anche perché ci sono scene che non stanno né in cielo né in terra, come quando Lauda chiede ai meccanici di cambiare il motore della BRM per guadagnare poi qualche secondo più forte”.
Niki era soprannominato “Il Computer” per quanto fosse calcolatore e freddo in pista. Ma era così anche nella vita di tutti i giorni?
“Lo era estremamente. Lui era un uomo che, per noi del mestiere, era fantastico perché gli potevi fare un’intervista quando volevi e lui ti dava un titolo ed eri a posto. Niki… bisogna capire il personaggio, era attento a tutto! Ti racconto questa: quando lui vince a Imola nel ’79, gara non valida per il campionato del mondo, tutti lo aspettano sul podio e sul podio non arriva… Sono andato a cercarlo perché davo una mano nell’ufficio stampa del Circuito in quanto, un tempo, Imola era in mano ad Autosprint, così lo trovo nel buio al box con delle forbici in mano che tagliava via grossolanamente delle scritte che erano sulla sua tuta ed io gli dissi: «Ma non c’è tempo, bisogna venire su, la gente ti aspetta!». Lui mi rispose a tono dicendo: «Questi sponsor hanno pagato solo per apparire durante le gare del campionato mondiale di Formula 1, siccome questa prova non lo è allora non vanno sulle fotografie. Vedrai che l’anno prossimo pagheranno per tutte le gare che faccio». Allora tirò via tutte le toppe, si infilò una maglietta e un paio di braghe di tute trovate sul furgone e arrivò sul podio vestito come uno di passaggio, affianco a Reutemann e Scheckter che lo guardano basiti. Ma Lauda è lo stesso personaggio che quando torna alle corse disse a McLaren di pagarlo 4 milioni + 1 dollaro per quegli anni. Ron Dennis non capisce il motivo dicendogli se pensava di valere ben 4 milioni, somma che valeva tantissimo ai tempi, dopo quel doppio anno sabbatico. Lui disse, sonoramente: «Io penso di valere un dollaro, e quello me lo darai, però siccome la Marlboro sfrutta il nome ed il mio ritorno, mi deve dare 4 milioni». Questa era la logica di Lauda.
Tu hai scritto un libro con protagonista Niki, ovvero “Rapiremo Niki Lauda”. Perché un appassionato dovrebbe acquistarlo? So che racconta una storia particolare.
“Questo è un romanzo che si legge molto bene, è una storia inedita dove non è presente solo quella di Lauda e, molte cose, non sono state scritte da nessuno. È una storia verosimile, nel senso che sotto i portici di Bologna, in quegli anni, si raccontava questa storia benché nessuno ne abbia le prove ed è stato un buon motivo per farne un romanzo che piace per altro molto alle donne perché è divertente. Non è un testo fatto di gare e risultati, ma raccontata tanti retroscena, è quasi una storia nella storia. Si può conoscere un Lauda che non ci si immagina, un mondo incredibile come era in quegli anni lì la F1 perché ci sono tantissimi aneddoti e storie su Lauda che ha molte facce. Leggere questo libro è un modo per scoprire Lauda senza doversi leggere una biografia su di lui”.
A Niki piacerebbe la F1 di adesso?
“Conoscendo Niki no, perché non vince la Mercedes” – dice ridendo Carlo di gusto e poi continua – “lui è stato un uomo molto attento ai risultati e ai soldi. Però, in assoluto queste auto gli piacerebbero perché sono molto vicine alle auto della sua epoca. Lui avrebbe molto apprezzata questa Formula 1 perché c’è un livello altissimo di piloti e lui dava molta considerazione ai grandi piloti perché per lui era meglio vincere tra i grandi piloti che vincere contro nessuno”.
Niki Lauda aveva un ottimo rapporto con Lewis Hamilton. Cosa direbbe oggi al campione del mondo per aiutarlo a reagire?
“Gli direbbe di fregarsene e fare quello che deve fare perché va bene. Niki era molto pragmatico, non era uno da frasi come «Tirati su!». Lui era talmente forte nel profondo che avrebbe tranquillamente consigliato a Lewis di non preoccuparsi se non ci fosse rimedio alla situazione in cui verte ora la Mercedes o, se ci fosse il rimedio, di non preoccuparsi affatto. In entrambi i casi, di stare tranquillo. Era un modo di ragionare molto tipico di Niki. «Oggi l’auto va così e dai questo rendimento, quando l’auto ti darà la possibilità di vincere tirerai il meglio di te.» Penso gli avrebbe consigliato qualcosa del genere. Anche perché, sai, è sempre stato uno che non ha mai avuto l’ansia di fare pole o battere i record ad ogni costo. A volte si qualificava un secondo dietro il primo arrivato, tanto pensava che in gara sarebbe passato e avrebbe vinto lui e così faceva. A lui non importò mai nulla dei record, era legato alla logica e non agli aspetti emotivi delle corse”.
Quanto è cambiato Lewis grazie alla presenza di Niki?
“È cambiato completamente perché è diventato, da talento quale era e qual è rimasto, un pilota attento a limitare al massimo agli errori. L’insegnamento che Lauda porta a Lewis è che gli errori sono limitabili e che ci saranno sempre. La vera bravura è ridurre il numero di essi. Non si può dire eliminarli completamente, però ridurre al massimo il rischio di commettere l’errore facendo il meglio possibile, e questo Lauda lo sapeva bene perché fu un pilota che andava molto forte ed aggiungeva questa dote al fatto di commettere pochi errori ed è ciò che trasmise a Hamilton. L’Hamilton degli ultimi anni è stato pazzesco fino all’anno scorso nella battaglia contro la Red Bull di Max Verstappen, dove ha sbagliato molto meno dell’olandese. È anche normale che quando uno vince sempre, poi arriva quell’anno in cui vince meno. Non è possibile vincere sempre, è impossibile anche per la legge dei grandi numeri”.
La Mercedes di oggi quanto risente l’assenza di Niki Lauda?
Dire niente non ha senso. Tutte le cose sono utili, ma Lauda è stato più utile per la crescita di Hamilton che della macchina. La Mercedes sarebbe stata vincente e dominatrice anche senza Lauda; lui non ha influito nello sviluppo della vettura, bensì sulla crescita di Lewis Hamilton, come già detto”.
Molti possono dire di aver conosciuto due Niki diversi: quello pre e post Nurburgring. Il fattaccio del Ring fu sicuramente un evento che segnò definitivamente la vita del “Computer”, ma a me piace ricordarlo come l’uomo che indossava un cappellino rosso, un rosso della stessa tonalità di quell’auto che gli permise di raggiungere i suoi sogni. Ciao Niki!
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