Suzuki sembra decisa a dire addio alla MotoGP a causa delle gravi difficoltà economiche causate dal Covid-19 ed il conflitto russo-ucraino. Motivazioni analoghe erano alla base dell’abbandono del 2011 che scosse l’intero mondo delle due ruote.
Crisi economica come nel 2011
Nonostante manchi solo l’ufficialità, sembra ormai certo che la griglia di partenza del 2023 perderà un’importante protagonista. Dopo 8 anni, Suzuki torna a far parlare di sé per l’abbandono dolente alla classe regina. Difatti, già nel 2011, la grave situazione economica del Sol Levante aveva portato ad un clamoroso ritiro rivelatosi fortunatamente temporaneo. La recessione economica, il calo delle vendite, l’apprezzamento dello yen nonché una serie di disastri ambientali, stavano fustigando il paese, ora come allora. Dopo aver salutato nel corso dell’anno tecnici e collaboratori, Suzuki annunciò infatti un ritiro triennale dalla massima categoria.
Lo scenario del 2011 non è molto diverso da quello attuale. La casa nipponica si trova a dover far fronte agli strascichi disastrosi del biennio pandemico e le nuove preoccupazioni derivanti dal conflitto in Ucraina. Con il settore ittico al collasso, il dilemma energetico, la grave crisi dei semiconduttori che ha investito i settori più svariati, l’intera industria del Sol Levante deve fronteggiare un nuovo periodo nero. A ciò si aggiunga che le tante incertezze ed i problemi di approvvigionamento globale frenano notevolmente il mercato delle moto.
Ritorno con un nuovo prototipo?
Dopo l’abbandono del 2011, la casa di Hamamatsu aveva sfruttato il triennio di pausa per sviluppare quella che diventerà una vera e propria icona nel mondo delle due ruote. Nel 2015 veniva presentata la GSX-RR con l’innovativo propulsore a quattro cilindri in linea sviluppata da de Puniet e successivamente affidata ad Aleix Espargaro e Maverick Viñales. Nel 2020 sarà lo stesso prototipo guidato da un giovane Mir a riportare la casa nipponica sul gradino più alto del podio dopo vent’anni dall’ultima vittoria mondiale di Kenny Roberts Jr. C’è da sperare che anche stavolta si tratti di una pausa ricostituente e che la divisione Racing ritorni rinvigorita con un nuovo progetto competitivo.
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